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di Pietro Scognamiglio
LA partita più importante della carriera gli è piovuta addosso un po’ per caso. Salernitana-Verona, sportivamente parlando, vale la vita. Rino Iuliano difenderà da titolare la porta granata nel ritorno della finale play-off che domani alle 18 riempirà l’Arechi. Trentamila spettatori per la rimonta. La squadra di Breda al Bentegodi ha perso due a zero, punita due volte su rigore da Ferrari. Sul secondo tiro dagli undici metri a raccogliere il pallone alle sue spalle è stato proprio l’ex portiere del Potenza, costretto a subentrare a freddo per l’espulsione del titolare Caglioni. Poi un doppio salvataggio, su Mancini e Halfredsson. Di Bello di Brindisi, fischietto ritenuto tra i più bravi della Lega Pro, non ha convinto gli ospiti. Ma è una polemica che Rino blocca tra i suoi guantoni senza tentennamenti: “non sono abituato a parlare degli arbitri, come sbaglio io possono sbagliare anche loro, non vedo strani disegni nonostante le ammonizioni che hanno colpito i nostri giocatori diffidati. La Salernitana può giocarsela davanti al suo pubblico e deve trarre da ciò la sua forza”.
Il diesse Nicola Salerno ha portato la truppa in ritiro a Matera, anche per tenerla lontana dalla pressione. Iuliano, con la sua aria scanzonata, non pare avvertirla. “Ho vissuto una stagione pazza – ci confida – l’estate scorsa dovevo andare al Vicenza, poi sono rimasto qui. A gennaio avrei dovuto giocare titolare nel derby di Pagani ma sono stato escluso perchè sembrava che la trattativa col Vicenza fosse tornata d’attualità. In mezzo è passato il ciclone Cala, le difficoltà economiche, ma sono ancora qua a giocarmi la partita che ho sempre sognato”. Bella, non impossibile, ma difficile più che mai. Vincere con due gol di scarto è l’imperativo, almeno per arrivare ai supplementari. Al termine dei 120’ la Salernitana avrebbe dalla sua il vantaggio della migliore posizione in campionato. “Dobbiamo segnare nel primo tempo, poi ci penserà l’Arechi a spingerci”.
Un sostegno che arriverà non solo dalla torcida granata, ma anche dagli amici potentini che andranno più che altro a tifare Iuliano. “Mi hanno chiamato in tanti – racconta Rino – alcuni saranno anche in tribuna. Sono tornato a Potenza l’ultima volta un mese e mezzo fa e ho trovato una città triste, che non può vivere senza calcio. Ho la fortuna di giocare nella squadra in cui sono cresciuto a livello di settore giovanile, ma anche qui ho sempre rimarcato come Potenza non uscirà mai dal mio cuore”. Per il ventisettenne di Pagani le stagioni in rossoblu sono state tre e mezza, dall’estate 2004 a gennaio 2008. La perla, indiscutibilmente, la finale di Benevento del 17 giugno 2007 che ha riportato i rossoblu in C1. “Spero proprio che arrivi, perchè ho voglia di dedicare questa serie B a persone importanti, senza le quali non sarei qui. Dal presidente Geny Donofrio, il primo a darmi fiducia tra i professionisti, al preparatore dei portieri Peppe Catalano, da mister Pasquale Arleo al professore Rocco Galasso. Per scaramanzia conservo negli spogliatoi la maschera del giaguaro che lui mi ha regalato. Se le cose vanno come devono andare, state tranquilli che la tiro fuori”. Dubbi non ne avevamo.

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