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ANALIZZARE le criticità per migliorare le prestazioni. Il meccanismo è tra i più semplici ma, se applicato alla sanità pubblica, richiede un impegno maggiore.

E’ questo, in sintesi, il senso della Valutazione del sistema sanitario regionale, i cui risultati sono stati presentati ieri a Matera.

Dai tassi di ospedalizzazione all’organizzazione per giungere all’assistenza territoriale e alla prevenzione.

Per il terzo anno la Scuola superiore Sant’Anna e la regione Basilicata hanno lavorato fianco a fianco per esaminare numerosi parametri che riguardano il rapporto fra sanità e utenti.

Spiega l’assessore regionale alla Sanità, Attilio Martorano: «C’è una moderata soddisfazione – ammette – ci sono dinamiche in forte miglioramento anche se ci sono elementi su cui bisogna ancora lavorare.  Il Rapporto che riguarda diverse regioni, tra cui la nostra, non è l’unico progetto di valutazione a cui partecipiamo ma ha una sua peculiarità perchè riguarda alcuni indicatori strategici. Si tratta di valutazione che dicono molto  – ha aggiunto l’assessore – e di fatto restituiscono una indicazione di carattere qualitativo piuttosto che quantitativo».

La Basilicata, nell’ultimo anno, ha ridotto i tassi di ricoveri ordinari dal 55% al 41%. Migliora, poi, la tempestività negli interventi di frattura al femore. Dal 42% si sale al 51%. Risultati più che positivi giungono poi alla prevenzione in particolare  per le vaccinazioni che raggiungo nella nostra regione l’86%, in particolare a Potenza l’88% e a Matera l’84%.

Resta da migliorare, invece, il dato sulla spesa farmaceutica che è già stata abbattuta dell’8% ma che pone la Basilicata dopo Veneto, Trento e Liguria con una spesa media pro capite di 240 euro rispetto ai 148 di Bolzano.

«Credo sia molto importante per un sistema come il nostro, potersi misurare con quelli di altre regioni. Abbiamo bisogno di farlo – ha aggiunto l’assessore Martorano – perchè facendolo ogni anno possiamo capire come si sta trasformando il sistema sanitario e quanto sono efficaci le azioni che abbiamo intrapreso».

Lo studio svolto dalla Scuola superiore Sant’Anna diventa, dunque, uno strumento di confronto molto utile.

«I dati che leggiamo, sono spesso legati all’organizzazione delle attività sanitarie nell’ambito delle rispettive aziende, dunque sono patrimonio tanto della Regione quanto di queste ultime che sulla base di questi parametri devono prendere in considerazione le opportune azioni di intraprendere. Da due anni, infatti,  abbiamo introdotto nei criteri del sistema di valutazione dell’operato dei direttori generali, il raggiungimento di alcuni obiettivi fra quelli che si trovano all’interno dello Studio.

Si tratta di progetti che ci devono impegnare tutti allo stesso modo perchè la questione sanitaria resta legata a quella sociale. Ciò che emerge da questo Rapporto infatti ha a  che vedere con le condizioni complessive di salute dei cittadini, ai loro stili  di vita. Tutti i dati che abbiamo raccolto ci hanno consentito di costruire un sistema di monitoraggio regionale, coerente con i parametri nazionali. Possiamo dire, senza ombra di dubbio di aver realizzato una infrastruttura che è patrimonio del sistema sanitario regionale. E’ un lavoro che negli anni ci sarà elementi di riflessione sempre più efficaci  come ad esempio i tempi di intervento della frattura al femore che è notevolmente migliorato dopo esserci accorti anni fa che i dati non erano soddisfacenti. Ci siamo seduti attorno a un tavolo e abbiamo ottenuto buoni risultati». In quanto al ricorso al ricovero,  che è diminuito, Martorano aggiunge: «Abbiamo compreso la lezione: prima i nostri ospedali facevano fronte ad esigenze molto diversificate e producevano una certa quantità di ricoveri inappropriati, ovvero attività che avrebbero potuto essere svolte a livello domiciliare o ambulatoriale o, infine, attraverso la rete familiare. Già da due anni, con una apposita legge regionale, avevamo delineato e caratterizzato la rete ospedaliera, stabilendo in quali ospedali si possono effetuare attività per acuti e in quali si svolgono altre attività. Nella fase iniziale,  ciò che ha provocato numerose reazioni e critiche, sta producendo effetti importanti. In Basilicata, d’altronde, ci sono 17 ospedali che provavano a fare più o  meno le stesse cose; dal  San Carlo al piccolo ospedale di periferia. Abbiamo deciso di affidare loro funzioni diverse». 

Sulla spesa sanitaria, l’assessore aggiunge: «Siamo comunque scesi rispetto ai parametri degli anni precedenti. Abbiamo introdotto misure di contenimento delle prescrizioni, svolgiamo controlli di appropriatezza e  la monoprescrizione. Per giungere a miglioramenti, il percorso molto complesso perchè le parti in causa sono molte».

Aggiunge Sabina Nuti, responsabile del Laboratorio MeS, Scuola superiore S. Anna: «La Regione Toscana ci ha consentito di mettere a punto il sistema che ha richiesto un lungo lavoro di confronto anche a livello internazionale per condividere questi indicatori. Il lavoro di cabina di regia che svolgiamo è dovuto all’impegno delle Regioni. La Basilicata ha partecipato con coraggio; non è stato semplice affrontare una sfida che entra molto nel dettaglio. Gli indicatori sono 100 con standard condivisi». La Regione si è messa in discussione rischiando di finire fanalino di coda essendo l’unica del Sud. Nel complesso, a conti fatti, non è andata così.

«Il 71% degli indicatori della Basilicata è migliorato – chiarisce Sabina Nuti – è stata la seconda  regione che ha scelto di introdurre la valutazione dei cittadini comne aveva fatto la Toscana, e quella dei dipendenti e il risultato si è visto. Il miglioramento si è visto soprattutto nella capacità di evitare i ricoveri inappropriati. Migliorare di 10 punti in un anno per l’intervento sulla frattura al femore, è un grande risultato, così come la prevenzione. La Basilicata, da questo punto di vista,  è molto avanti».

a.ciervo@luedi.it

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