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Catenaccio light per primo piano da non modificare – CATEGORICO
POTENZA – «La Basilicata è un territorio che si caratterizza per una strutturale e congenita refrattarietà al controllo (…) Se dunque, a questa refrattarietà naturale del territorio si aggiunge anche la negligenza o l’incompetenza o, ancora, la complicità di chi è deputato al controllo, ci si trova effettivamente di fronte ad un territorio trasformato in terra di nessuno, come tale depredabile da chiunque abbia una necessità di smaltire rifiuti di varia natura (e, come, si è avuto modo constatare la necessità di trovare luoghi ove smaltire rifiuti è diffusa su tutto il territorio nazionale)». 
E’ un giudizio impietoso quello della commissione parlamentare sul ciclo dei rifuti sulla Basilicata appena pubblicato dopo una gestazione che è andata ben oltre i tempi previsti. Dieci mesi dopo la conferenza stampa che aveva suscitato ironie da “tuttappostismo bicamerale” i toni rassicuranti sono scomparsi, a parte quando emerge il dato dell’assenza di infiltrazioni considerevoli delle ecomafie  in regione. Quanto al resto invece spicca il paradosso denunciato tante volte e raccolto dai commissari durante la due giorni dello scorso marzo e le audizioni che si sono susseguite prima e dopo nella capitale. 
«La Basilicata – è quanto affermano i relatori Magda Negri e Lorenzo Piccioni nel testo che ieri è stato approvato all’unanimità – nel quadro generale della gestione dei rifiuti in Italia, presenta delle caratteristiche del tutto peculiari. Rappresenta l’esempio lampante di quanto possa essere inefficiente la gestione dei rifiuti anche in una regione ove vi è una produzione contenuta degli stessi per ragioni riconducibili sia al numero di abitanti sia alla crisi economica che porta, evidentemente, ad un contenimento dei consumi e, quindi, della produzione dei rifiuti. Il problema, dunque, in questo caso, non è tanto quello relativo ai quantitativi di rifiuti prodotti, che sono infatti in diminuzione, quanto piuttosto quello della razionale predisposizione di un sistema di gestione idoneo a consentire lo smaltimento e/o il riciclo dei rifiuti in ossequio alle prescrizioni imposte a livello europeo e nazionale». 
Una stoccata sembra proprio indirizzata al sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, che ai parlamentari aveva manifestato l’esigenza di ampliare la discarica comunale di Pallareta. «Ancora una volta – è il rimprovero della commissione – si assiste ad un’attività amministrativa imperniata principalmente sulla ricerca di nuove volumetrie per le discariche ove conferire i rifiuti, e ciò pur nella piena consapevolezza che il conferimento in discarica, lungi dall’essere un sistema di smaltimento, è il criterio assolutamento residuale nella gestione del ciclo dei rifiuti. Il dato soprendente, ma che poi non sorprende più di tanto alla luce delle altre inchieste fino ad oggi effettuate dalla Commissione, è la sovrapponibilità tra la situazione così come fotografata nella relazione sulla Basilicata approvata nel 2000 dalla Commissione sul ciclo dei rifiuti della XIII legislatura e i risultati dell’inchiesta che questa Commissione ha svolto a dodici anni di distanza. Ed, infatti, all’esito delle numerose audizioni, acquisizioni documentali, sorpalluoghi effettuati, le problematiche riscontrate appaiono pressocchè le stesse, se non aggravate. Nell’arco di dodici anni, infatti, nessuna soluzione concreta appare essere stata adottata rispetto alle problematiche emerse e conclamate». 
Senza approfondire le ragioni del fallimento di una programmazione – inclusa l’annosa vicenda del termovalorizzatore di Potenza – è un altra l’emergenza su cui  si sono soffermati a Palazzo San Macuto: «l’inquietante vicenda che ha coinvolto l’inceneritore La Fenice, i suoi dirigenti nonché i funzionari dell’Arpab deputati al controllo dell’impianto». 
«Si tratta di una vicenda (…) emblematica dell’inefficienza spesso colposa, talvolta dolosa, che si registra in un più ampio sistema di controlli preventivi che, in Basilicata, come in altre regioni, ha dimostrato di non funzionare». 
I parlamentari non affrontano l’ultima inchiesta dei pm del capoluogo sul ciclo dei rifiuti del bacino centro della provincia di Potenza, che ha portato agli arresti di tre imprenditori soltanto cinque settimane fa. Eppure le loro conclusioni finiscono per coglierne ugualmente il senso denunciato dagli inquirenti quando se la prendono con la mancanza di progetti concreti per la raccolta differenziata e il riciclo.
«La circostanza che la regione sia scarsamente abitata non deve portare a ritenere che le esigenze di salvaguardia ambientale siano inferiori rispetto a quelle di altre regioni». Denuncia la relazione della commissione rispetto a un’atteggiamento psicologico che i lucani non faticheranno a riconoscere. «Non si possono, infatti, sottovalutare gli effetti che l’inquinamento anche di zone scarsamente abitate può determinare attraverso un meccanismo inarrestabile per cui l’inquinamento dall’ambiente passa alla catena alimentare e, attraverso un effetto di moltiplicazione, va ad incidere sulla salute dell’uomo». 
l.amato@luedi.it

POTENZA – «La Basilicata è un territorio che si caratterizza per una strutturale e congenita refrattarietà al controllo (…) Se dunque, a questa refrattarietà naturale del territorio si aggiunge anche la negligenza o l’incompetenza o, ancora, la complicità di chi è deputato al controllo, ci si trova effettivamente di fronte ad un territorio trasformato in terra di nessuno, come tale depredabile da chiunque abbia una necessità di smaltire rifiuti di varia natura (e, come, si è avuto modo constatare la necessità di trovare luoghi ove smaltire rifiuti è diffusa su tutto il territorio nazionale)». E’ un giudizio impietoso quello della commissione parlamentare sul ciclo dei rifuti sulla Basilicata appena pubblicato dopo una gestazione che è andata ben oltre i tempi previsti. Dieci mesi dopo la conferenza stampa che aveva suscitato ironie da “tuttappostismo bicamerale” i toni rassicuranti sono scomparsi, a parte quando emerge il dato dell’assenza di infiltrazioni considerevoli delle ecomafie  in regione. Quanto al resto invece spicca il paradosso denunciato tante volte e raccolto dai commissari durante la due giorni dello scorso marzo e le audizioni che si sono susseguite prima e dopo nella capitale. «La Basilicata – è quanto affermano i relatori Magda Negri e Lorenzo Piccioni nel testo che ieri è stato approvato all’unanimità – nel quadro generale della gestione dei rifiuti in Italia, presenta delle caratteristiche del tutto peculiari. Rappresenta l’esempio lampante di quanto possa essere inefficiente la gestione dei rifiuti anche in una regione ove vi è una produzione contenuta degli stessi per ragioni riconducibili sia al numero di abitanti sia alla crisi economica che porta, evidentemente, ad un contenimento dei consumi e, quindi, della produzione dei rifiuti. Il problema, dunque, in questo caso, non è tanto quello relativo ai quantitativi di rifiuti prodotti, che sono infatti in diminuzione, quanto piuttosto quello della razionale predisposizione di un sistema di gestione idoneo a consentire lo smaltimento e/o il riciclo dei rifiuti in ossequio alle prescrizioni imposte a livello europeo e nazionale». Una stoccata sembra proprio indirizzata al sindaco di Potenza, Vito Santarsiero, che ai parlamentari aveva manifestato l’esigenza di ampliare la discarica comunale di Pallareta. «Ancora una volta – è il rimprovero della commissione – si assiste ad un’attività amministrativa imperniata principalmente sulla ricerca di nuove volumetrie per le discariche ove conferire i rifiuti, e ciò pur nella piena consapevolezza che il conferimento in discarica, lungi dall’essere un sistema di smaltimento, è il criterio assolutamento residuale nella gestione del ciclo dei rifiuti. Il dato soprendente, ma che poi non sorprende più di tanto alla luce delle altre inchieste fino ad oggi effettuate dalla Commissione, è la sovrapponibilità tra la situazione così come fotografata nella relazione sulla Basilicata approvata nel 2000 dalla Commissione sul ciclo dei rifiuti della XIII legislatura e i risultati dell’inchiesta che questa Commissione ha svolto a dodici anni di distanza. Ed, infatti, all’esito delle numerose audizioni, acquisizioni documentali, sorpalluoghi effettuati, le problematiche riscontrate appaiono pressocchè le stesse, se non aggravate. Nell’arco di dodici anni, infatti, nessuna soluzione concreta appare essere stata adottata rispetto alle problematiche emerse e conclamate». Senza approfondire le ragioni del fallimento di una programmazione – inclusa l’annosa vicenda del termovalorizzatore di Potenza – è un altra l’emergenza su cui  si sono soffermati a Palazzo San Macuto: «l’inquietante vicenda che ha coinvolto l’inceneritore La Fenice, i suoi dirigenti nonché i funzionari dell’Arpab deputati al controllo dell’impianto». «Si tratta di una vicenda (…) emblematica dell’inefficienza spesso colposa, talvolta dolosa, che si registra in un più ampio sistema di controlli preventivi che, in Basilicata, come in altre regioni, ha dimostrato di non funzionare». I parlamentari non affrontano l’ultima inchiesta dei pm del capoluogo sul ciclo dei rifiuti del bacino centro della provincia di Potenza, che ha portato agli arresti di tre imprenditori soltanto cinque settimane fa. Eppure le loro conclusioni finiscono per coglierne ugualmente il senso denunciato dagli inquirenti quando se la prendono con la mancanza di progetti concreti per la raccolta differenziata e il riciclo.«La circostanza che la regione sia scarsamente abitata non deve portare a ritenere che le esigenze di salvaguardia ambientale siano inferiori rispetto a quelle di altre regioni». Denuncia la relazione della commissione rispetto a un’atteggiamento psicologico che i lucani non faticheranno a riconoscere. «Non si possono, infatti, sottovalutare gli effetti che l’inquinamento anche di zone scarsamente abitate può determinare attraverso un meccanismo inarrestabile per cui l’inquinamento dall’ambiente passa alla catena alimentare e, attraverso un effetto di moltiplicazione, va ad incidere sulla salute dell’uomo». 

 

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