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Che la situazione della Sanità Calabrese non fosse delle migliori lo si sapeva già anche in virtù della semplice enucleazione dei numerosi articolo di cronaca che negli ultimi anni hanno messo in luce le carenze del sistema, ma adesso a mettere in luce come il sistema sia poco sicuro per gli stessi pazienti oltre che efficiente è la relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta per gli errori nella sanità che evidenzia come la Calabria sia al secondo posto della classifica delle regioni in cui sono stati riscontrati più episodi di malasanità. Tali episodi, però, rileva la Commissione, «non sempre hanno a che fare con l’errore diretto del camice bianco, come può essere nel caso limite della garza dimenticata nella ferita a seguito di un’operazione, poi curata come una massa tumorale. Spesso questi episodi derivano da disservizi, carenze, strutture inadeguate». Su 570 casi di presunti errori, 117 si sono verificati in Sicilia, 107 in Calabria, 63 nel Lazio. Tra gli eventi avversi, numerosi sono i casi di infezioni da contagio in ambiente ospedaliero. Il maggior numero di segnalazioni di presunti errori, 1 su 5, è relativo al parto e su 104 episodi, la metà è concentrata tra Sicilia e Calabria. Proprio nel Mezzogiorno, si registra un più alto numero di piccoli punti nascita con pochissimi parti. Infina anche per quanto riguarda il personale utilizzato in rapporto ai posti letto la Calabria si trova nelle posizioni maggiori. La Sicilia, in particolare, ha un numero di medici ogni 10 posti letto che è il doppio di quello in Friuli V. Giulia. Si passa da 6 medici ogni 10 posti letto in Friuli, provincia autonoma di Trento e Marche, ai 12 in Sicilia, 11,8 in Basilicata, 11,1 in Calabria, 11,3 in Lazio. «Se per far funzionare lo stesso numero di posti letto ci sono regioni che utilizzano risorse umane doppie – afferma Palagiano – ciò farà lievitare in maniera esorbitante la spesa sanitaria».

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