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NEL 2015 la Camera di Commercio di Matera, sarà all’Expo di Milano. E’ questo, in ordine di tempo, l’impegno del presidente della Camera di Commercio (la cui conferma per il prossimo quinquennio sarebbe  già in pectore, ndr.), Angelo Tortorelli che ieri era a Milano per incontrare gli omologhi dell’ente camerale meneghino e discutere i particolari della partecipazione (ma anche per partecipare alle attivitò del Conai, il consorzio nazionale imballaggi.

A Matera, al suo ritorno, lo attende l’insediamento del nuovo consiglio camerale ma, soprattutto, il ritorno nell’organismo dei rappresentanti del settore agricolo (vedere box in pagina), ovvero una  questione che era  rimasta irrisolta a lungo.

E’ un passo significativo?

«La loro presenza qualifica e completa il nostro cda – spiega – questo settore nel nostro territorio rappresenta un elemento di grande importanza, anche sotto il profilo imprenditoriale. Si completa così il tavolo camerale, insieme all’artigianato, commercio  e all’industria ha ora un comune denominatore. I colloqui, comunque, già qualche settimana dopo il mio primo mandato, avevano sbloccato in parte la vicenda».

Come definirebbe questo consiglio di amministrazione rispetto al precedente?

«Più completo. Una parte rappresenta la continuità e garantisce insieme agli altri componenti la qualità. Il mio grazie va anche  ai vecchi consiglieri, persone che hanno contribuito con impegno alla nostra attività».

Negli anni, il panorama imprenditoriale della città è cambiato. Quali sono i punti su cui, oggi, è necessario intervenire subito?

«Se avrò l’onere di condurre questo secondo mandato, fino a che “Matteo” ce lo permetterà (si riferisce all’intenzione  premier Renzi di cancellare anche le camere di commercio, ndr.), la prima emergenza da affrontare è quella che riguarda l’operatività che abbiamo avviato. Ciò che abbiamo seminato finora, non ci  ha dato ancora tutti i frutti. Uno dei progetti, quello che riguarda l’interlocuzione istituzionale con altre realtà vicine, nel prossimo biennio ci porterà ottimi risultati. Una Camera di commercio piccina come la nostra, deve essere giudicata sotto il profilo qualitativo e non qualitativo. Non getterò la spugna, come vuole “zio Matteo”  solo perchè abbiamo 24 mila imprese mentre qualcuno sostiene che ce ne vogliono 60-70 mila. Altri enti camerali, come noi, svolgono il loro compito tutti i giorni e hanno tutto per essere accomunate alle grandi Camere di Commercio. Noi abbiamo fatto più del nostro dovere e vogliamo essere giudicati per questo. Abbiamo investito, ad esempio,  il 27% del nostro bilancio in promozione e internazionalizzazione».

Se dovessero essere individuate alcune colpe ai commercianti e agli imprenditori materani e della provincia, quale difetto gli imputerebbe legato allo sviluppo lento?

«Bisogna chiederlo a chi ha messo un bue a simbolo di Matera. E’ una città dormiente, però ancora sana che deve essere stimolata e questo è un po’ il nostro compito. Credo sia importante assistere, ad esempio,  le associazioni di categoria che vogliono perfezionare la conoscenza dell’inglese. La qualità dell’accoglienza sotto il profilo della dialettica deve essere migliorata. Con gli imprenditori cerchiamo di evitare che si chiudano a riccio. Naturalmente è un percorso che compiremo anche nella zona jonica e in collina.

Se la sede dell’Apt dovesse essere individuata nel nostro territorio, dobbiamo essere pronti ad affrontare ogni sfida».

A chi la accusa di eccessiva operatività, cosa risponde?

«Hanno ragione. Lo dice anche mia moglie che mi contesta per il troppo tempo dedicato al territorio e alla città. A chi ci vede eventuali dietrologie, rispedisco il messaggio. La vita è  continuo confronto; io amo le cose difficili, le sconfitte servono a maturare. Qualcuno, qualche giorno fa sulla stampa, ci aveva accusato di avere ruoli in sovrapposizione, probabilmente legati al turismo. Il  turismo, però,  diventa business grazie alle imprese che rappresentiamo noi. La crescita di artigiani, b&b, commercianti, pizzerie ci riguarda. Se questo vuol dire che la facciamo fuori dal vaso, allora sì».

a.ciervo@luedi.it

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