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POTENZA – C’è l’emozione del primo giorno di scuola nella chiesa potentina. L’arrivo di un nuovo vescovo è un evento da celebrare e, in Cattedrale, prima che la cerimonia abbia inizio, si prova a intonare la voce mentre c’è chi, con il volto tirato, si adopera correndo da una parte all’altra perchè l’organizzazione non incontri intoppi.
Il dietro le quinte, quel sistemarsi la tonaca dei sacerdoti e il sorridere allegro delle suore, racconta quell’emozione. La trasmette ancora prima che Salvatore Ligorio varchi l’ingresso della Cattedrale di Potenza per la prima volta da vescovo della città.
La piazzetta esterna al Duomo è gremita di giovani, ragazzi che sventolano le bandierine, cantano e battono le mani. Ed è piena di persone anche lo slargo davanti al Tempietto di San Gerardo, dove il nuovo vescovo di Potenza si ferma per un primo saluto alla città.
La chiesa ha le sue musiche solenni, i suoi riti. E la successione del governo di una diocesi da un vescovo all’altro è una cerimonia lunga e laboriosa, a cui tutti quelli della comunità stanno lavorando da tempo.
Ligorio, insieme a quelli che d’ora in poi saranno i suoi sacerdoti, attraversa il centro dal Tempietto fino in Cattedrale. Ora dovrà abituarsi a un nuovo Protettore, a nuovi volti e a una nuova città. Ma tutti quelli che incontra lo salutano con affetto, come se quel vescovo fosse sempre stato lì. E un po’ è così.
Ligorio, infatti, che arriva dalla diocesi di Matera-Irsina, è già stato anche vescovo di Tricarico. E quindi, anche se il suo comune di nascita è Grottaglie, indubbiamente la Basilicata la conosce bene. E proprio quel suo conoscere bene questa terra, gli consentirà di affrontare più facilmente un’altra sfida, come gli darà il presidente Pittella nel suo discorso di benvenuto. «Dovrà accompagnare – dice – nei prossimi anni le Istituzioni democratiche della Basilicata in quella che sarà una ulteriore, decisiva sfida: rafforzare l’unità regionale, attraverso il dialogo e la collaborazione tra territori, in un confronto costruttivo e solidale, basato su progetti condivisi di sviluppo tra i due capoluoghi, Potenza e Matera, e tra questi e gli altri 129 Comuni della regione».
C’è un difficile lavoro da fare in questa terra. E anche se quello di ieri era solo il primo giorno, tutti quelli che rivolgono un saluto al nuovo vescovo sono già pronti con una serie di priorità da affrontare. «Il pregio della nostra gente è l’onestà – dice sui gradini del Tempietto di San Gerardo il sindaco di Potenza, Dario De Luca – e il problema della nostra terra è l’economia e lo spopolamento: senza l’aiuto della Chiesa saremo in difficoltà».
Spopolamento, povertà, lavoro e precarietà. Questi i mali di questa terra. Ed è bene che il nuovo vescovo lo sappia.
Ma la sua risposta, ferma e misurata, è nell’omelia. Ligorio parla alla sua nuova comunità, di «un nuovo annuncio del Vangelo che dia sollievo alle ansie quotidiane».
«L’uomo – dice – ha bisogno della grande speranza per vivere il presente». E la speranza della Chiesa sono i giovani, come quelli che lo hanno accolto festanti fuori dalla Cattedrale. Ma anche gli ultimi, quelli che «bussano alla porta. E noi dobbiamo accogliere chi bussa alla nostra porta. Facciamo una pausa di riflessione sullo stile di vita che abbiamo e speriamo che questo Anno Santo sia stimolo per una vera compassione».
E ancora: «sarò sempre disponibile a progettare per il bene comune, ma noi non possiamo offrire soluzione tecniche. La Chiesa non pretende di intromettersi nell’azione politica, ha una missione diversa: ha una missione di verità in una società che deve essere a misura d’uomo».
Non si intromette, ma «la Chiesa non può restare chiusa». Ed  è con questo messaggio di «missionarietà della Chiesa» che si apre una nuova fase per la chiesa potentina. Che negli anni scorsi ha vissuto momenti di grande difficoltà. E che ora si affida a un nuovo pastore, che vuol «cambiare destinatario» nel suo messaggio di «nuova evangelizzazione». E che si apre a chi, in questo momento, si sente estraneo a questa comunità.

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