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Distefano dopo l’incontro al Ministero dello Sviluppo economico
«Non c’è soltanto il petrolio»
La Cia rilancia sull’agroernergia
 
C’ERA anche il presidente Donato Distefano nella delegazione di Pensiamo Basilicata all’incontro di venerdì a Roma al Mise. E a distanza di due giorni ha deciso di intervenire per provare a sfatare un luogo comune «inutile e sbagliato» sul dualismo tra cibo ed energia che tradotto vuol dire petrolio contro aggricoltura. 
«Si tratta di produrre cibo ed energia – spiega Distefano – in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l’intera società. Biomasse e biogas insieme hanno i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale – evidenzia – ma rappresentano anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il Pil del settore di almeno 5 punti. E, soprattutto, puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica:  i costi energetici incidono tra l’8 e il 12 per cento sui costi complessivi di un’azienda agricola, a cui va aggiunta una quota tra il 6 e il 10 per cento per i carburanti. Di qui la proposta della Cia della Basilicata di esonerare le imprese agricole che finalizzano la produzione di energia verde per autoconsumo».
Distefano sottolinea che «nell’ambito degli obiettivi europei al 2020, l’agricoltura avrà una parte da protagonista con il 45% del “green” che verrà dalle campagne e dai boschi, ma a condizione che vengano attuate politiche chiare, mirate e lungimiranti e soprattutto finalizzate all’integrazione.  In particolare, per la Confederazione le attività di produzione di energia elettrica da biomasse agricole e forestali dovrebbero essere meglio incentivate e i sostegni previsti sapientemente governati, attraverso la definizione del Piano regionale di agroenergia secondo la semplice proposta da attuare di un mini-impianto solare e/o di un mini-impianto eolico in ogni azienda. Si tratta inoltre di cogliere l’opportunità che viene dalle novità positive per la produzione di energia idroelettrica e dalle nuove tecnologie che consentono investimenti ridotti. Anche piccoli impianti a biomasse legnose e gassose e di geotermia sono facilmente realizzabili nelle aree rurali e al servizio primario dell’approvvigionamento energetico delle imprese agricole-zootecniche. 
Per questo il Piano regionale deve puntare a favorire iniziative con produzione elettrica di media dimensione diffuse e non invasive del paesaggio e dell’ambiente, di autoconsumo e per compensazione/scambio dei fabbisogno energetici delle stesse aziende. Si tratta di progetti che non hanno bisogno di vettoriamento e di reti e, pertanto, sono di più facile attuazione. L’obiettivo centrale per la Cia della Basilicata è l’istituzione del Distretto regionale agroenergetico. E’ questo un modo per rendere competitive e a maggiore redditività il sistema delle Pmi, specie quelle agricole». 

C’ERA anche il presidente Donato Distefano nella delegazione di Pensiamo Basilicata all’incontro di venerdì a Roma al Mise. E a distanza di due giorni ha deciso di intervenire per provare a sfatare un luogo comune «inutile e sbagliato» sul dualismo tra cibo ed energia che tradotto vuol dire petrolio contro aggricoltura. 

«Si tratta di produrre cibo ed energia – spiega Distefano – in modo sostenibile, come occasione di sviluppo per le imprese agricole e per l’intera società. Biomasse e biogas insieme hanno i numeri e il potenziale per diventare una fonte strategica per la nuova politica energetica nazionale – evidenzia – ma rappresentano anche un’opportunità di reddito integrativa per le aziende agricole, in grado di far crescere il Pil del settore di almeno 5 punti. E, soprattutto, puntare sulle agroenergie vorrebbe dire abbassare i costi della bolletta energetica e dei carburanti e ridurre le emissioni di anidride carbonica:  i costi energetici incidono tra l’8 e il 12 per cento sui costi complessivi di un’azienda agricola, a cui va aggiunta una quota tra il 6 e il 10 per cento per i carburanti.

 Di qui la proposta della Cia della Basilicata di esonerare le imprese agricole che finalizzano la produzione di energia verde per autoconsumo».Distefano sottolinea che «nell’ambito degli obiettivi europei al 2020, l’agricoltura avrà una parte da protagonista con il 45% del “green” che verrà dalle campagne e dai boschi, ma a condizione che vengano attuate politiche chiare, mirate e lungimiranti e soprattutto finalizzate all’integrazione.  In particolare, per la Confederazione le attività di produzione di energia elettrica da biomasse agricole e forestali dovrebbero essere meglio incentivate e i sostegni previsti sapientemente governati, attraverso la definizione del Piano regionale di agroenergia secondo la semplice proposta da attuare di un mini-impianto solare e/o di un mini-impianto eolico in ogni azienda. Si tratta inoltre di cogliere l’opportunità che viene dalle novità positive per la produzione di energia idroelettrica e dalle nuove tecnologie che consentono investimenti ridotti. 

Anche piccoli impianti a biomasse legnose e gassose e di geotermia sono facilmente realizzabili nelle aree rurali e al servizio primario dell’approvvigionamento energetico delle imprese agricole-zootecniche. Per questo il Piano regionale deve puntare a favorire iniziative con produzione elettrica di media dimensione diffuse e non invasive del paesaggio e dell’ambiente, di autoconsumo e per compensazione/scambio dei fabbisogno energetici delle stesse aziende. Si tratta di progetti che non hanno bisogno di vettoriamento e di reti e, pertanto, sono di più facile attuazione. L’obiettivo centrale per la Cia della Basilicata è l’istituzione del Distretto regionale agroenergetico. E’ questo un modo per rendere competitive e a maggiore redditività il sistema delle Pmi, specie quelle agricole». 

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