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POTENZA – Per la Cisl arrivati a questo punto sarebbe «molto più onesto indicare ai precari la necessità di puntare verso altre prospettive». Mentre Cgil e Uil insistono per una proroga di tutti e 80 i contratti scaduti a fine ottobre, quando è “saltata” la selezione dei 50 che avrebbero dovuto rimpiazzarli.

Si è rotto il fronte dei sindacati sul caso delle dimissioni della commissione d’esame per i triennali da tecnico del Po Fesr, dopo gli esposti anonimi, le accuse e la denuncia alla Procura della Repubblica.

Lo strappo si è consumato ieri pomeriggio quando Cgil e Uil hanno inviato una nota a firma dei segretari della funzione pubblica Basilicata, Roberta Laurino e Antonio Guglielmi con un duro attacco all’Autorità di gestione del Po Fesr Patrizia Minardi, presidente della commissione d’esame dimissionaria e autrice della denuncia.

L’accusa? Quella di comportarsi come «una repubblica indipendente all’interno della Regione». Da qui l’invito a De Filippo perché intervenga e allontani i sospetti sul «braccio di ferro» tra uffici assicurando il rinnovo dei contratti degli 80 precari di lungo termine scaduti a fine ottobre.

«Non si comprendono le ragioni – spiegano i due segretari – per cui la Dirigente della Autorità di Gestione della Regione Basilicata non ha ancora provveduto ad adottare i necessari provvedimenti per assicurare la continuità lavorativa degli 80 lavoratori ancora in attesa di risposte. E’ alquanto singolare – aggiungono – che, nonostante i suddetti contratti fossero in scadenza a fine ottobre, la Dirigente in questione si sia ricordata solo due giorni fa di richiedere la certificazione del fabbisogno in merito alla prosecuzione degli incarichi di collaborazione, fabbisogno regolarmente attestato nella giornata di ieri da tutte le Direzioni. Così come altrettanto grave è continuare a trovare sempre nuove “scuse” per non fare nulla».

Secondo i due sindacalisti l’ultima «scusa» sarebbe quella di dover attendere l’insediamento della nuova Commissione d’esame. Dopo le dimissioni di quella vecchia, infatti, resta ancora da individuare chi dovrà concludere le selezioni interrotte a metà, quando mancavano circa 60 candidati da esaminare sui 100 che hanno presentato domanda (tra i quali anche gli 80 precari di lungo corso già impiegati). Spetterebbe quindi a loro «definire i tempi per l’espletamento» della selezione (non è ancora chiaro se azzerando o meno il lavoro già svolto) e in conseguenza la durata minima della proroga.

«Ma a questo punto ci chiediamo qual è l’obiettivo della Dirigente dell’Autorità di Gestione?» E’ l’interrogativo di Laurino e Guglielmi.

«Si sa che sulla procedura selettiva ad oggi non c’è la possibilità di definire un tempo certo per l’espletamento – insistono i due sindacalisti – considerato che tutti gli atti sono al vaglio della Procura».

 «Viene il legittimo sospetto – concludono Laurino e Guglielmi – di pensare che ci siano evidentemente altre e meno nobili ragioni che ci costringono ad assistere a  questo ingiustificato “braccio di ferro”.  La proroga dei contratti oggi è necessaria per assicurare che siano in forza tutte le unità necessarie per non compromettere in nessun modo le attività di rendicontazione dei fondi con tutte quelle che sarebbero le gravi conseguenze per la collettività».

La replica della Cisl è arrivata nel giro di qualche ora. Meglio «mettere subito al lavoro la nuova Commissione e chiudere le selezioni in tempi brevissimi, al massimo entro novembre». Sostiene in una nota la segreteria regionale funzione pubblica: «Occorre insediare con urgenza il tavolo congiunto con il sindacato e le rsu della Regione per determinare, per i prossimi anni, il reale fabbisogno di collaboratori esterni, potendo e dovendo contare sui molti dipendenti regionali che possiedono i giusti requisiti professionali ed hanno acquisito le esperienze lavorative per occuparsi efficacemente della gestione dei fondi europei, ma sinora ne sono stati estromessi per giustificare i collaboratori esterni».

Quindi l’affondo: «I collaboratori esterni non possono (…) pretendere di avere retribuzioni molto più elevate rispetto ai dipendenti regionali i quali si sentono assai mortificati poiché esclusi dalla gestione dei fondi europei».

Infine la provocazione: «Invece di erogare ai precari compensi fino a 4.000 euro al mese, si possono dimezzare le loro retribuzioni ed offrire opportunità di lavoro ad un numero doppio di giovani laureati».

l.amato@luedi.it

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