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RENDE – Mentre la commissione d’accesso si insediava in Comune, il Pd rendese ieri mattina definiva gli ultimi dettagli e completava l’ultimo giro di inviti per un’iniziativa pubblica decisa alcuni giorni fa e che ieri – visti gli ultimi sviluppi – ha dovuto in parte cambiare registro.
Il commissario del Pd Alfredo D’Attorre, il capogruppo regionale del Pd Sandro Principe, il presidente della Provincia Mario Oliverio e il sindaco di Rende Vittorio Cavalcanti si sono dovuti confrontare con una ipotesi – quella dell’accesso antimafia – che non era più tale. 
E la posizione adottata dal Pd è stata quella della «massima collaborazione» mista quasi a “sollievo”. «La commissione farà chiarezza. Questa vicenda si è abbattuta come un ciclone su una città assolutamente incredula e che non merita questa proscenio – ha detto il sindaco – Ho conosciuto questa mattina (ieri, ndr) i commissari: ho messo tutti gli uffici e i dirigenti a loro disposizione. Io ho massima fiducia nella commissione, quello che spero è che i tempi siano brevi e che in capo ai tre mesi di mandato assegnati dal prefetto ci sia un quadro completo. Noi continueremo a lavorare serenamente: credo che il tempo sarà galantuomo». Così pure Sandro Principe: «Sono certo che a Rende non ci siano infiltrazioni. Ora lo appurerà anche la commissione». Cavalcanti ha annunciato che non impugnerà il provvedimento d’accesso. «Da avvocato ritengo ci siano anche le ragioni per una opposizione. Ma non farò alcuna contestazione perché non passi l’idea – ha spiegato Cavalcanti – che l’amministrazione voglia evitare l’accertamento». La commissione d’accesso, anzi, «può diventare un’opportunità» secondo il presidente della Provincia Mario Oliverio. Per farsi capire ha citato l’ispezione ministeriale alla Provincia, che dal 2004 al 2009 spulciò tra i conti dell’ente «certificando, alla fine, che eravamo un ente virtuoso: così, a Rende, la commissione sgombrerà il campo da ogni ombra». Oliverio ha respinto ogni dubbio sul proprio ente: «Il consiglio provinciale è libero e trasparente». «Ruffolo e Bernaudo sono persone perbene e lo dimostreranno. E voglio ricordare che il primo si era già autosospeso e si è dimesso nei giorni scorsi. E Bernaudo ha rassegnato le dimissioni da consigliere provinciale il giorno stesso in cui gli sono stati notificati i domiciliari. Quanti – ha detto Oliverio – lo avrebbero fatto?». 
C’è un continuo marcare le differenze tra centrodestra e centrosinistra. Che non è una «differenza antropologica» alla Berlinguer – ha precisato il commissario regionale Alfredo D’Attorre – «ma un modo diverso di intendere le istituzioni». «E a differenza della destra calabrese noi  non contesteremo le decisioni del governo, così come non abbiamo certo convocato conferenze stampa – ha detto D’Attorre – per chiedere lo scioglimento di Reggio». 

RENDE – Mentre la commissione d’accesso si insediava in Comune, il Pd rendese ieri mattina definiva gli ultimi dettagli e completava l’ultimo giro di inviti per un’iniziativa pubblica decisa alcuni giorni fa e che ieri – visti gli ultimi sviluppi – ha dovuto in parte cambiare registro.Il commissario del Pd Alfredo D’Attorre, il capogruppo regionale del Pd Sandro Principe, il presidente della Provincia Mario Oliverio e il sindaco di Rende Vittorio Cavalcanti si sono dovuti confrontare con una ipotesi – quella dell’accesso antimafia – che non era più tale. E la posizione adottata dal Pd è stata quella della «massima collaborazione» mista quasi a “sollievo”. «La commissione farà chiarezza. Questa vicenda si è abbattuta come un ciclone su una città assolutamente incredula e che non merita questa proscenio – ha detto il sindaco – Ho conosciuto questa mattina (ieri, ndr) i commissari: ho messo tutti gli uffici e i dirigenti a loro disposizione. Io ho massima fiducia nella commissione, quello che spero è che i tempi siano brevi e che in capo ai tre mesi di mandato assegnati dal prefetto ci sia un quadro completo. Noi continueremo a lavorare serenamente: credo che il tempo sarà galantuomo». Così pure Sandro Principe: «Sono certo che a Rende non ci siano infiltrazioni. Ora lo appurerà anche la commissione». 

Cavalcanti ha annunciato che non impugnerà il provvedimento d’accesso. «Da avvocato ritengo ci siano anche le ragioni per una opposizione. Ma non farò alcuna contestazione perché non passi l’idea – ha spiegato Cavalcanti – che l’amministrazione voglia evitare l’accertamento». La commissione d’accesso, anzi, «può diventare un’opportunità» secondo il presidente della Provincia Mario Oliverio. Per farsi capire ha citato l’ispezione ministeriale alla Provincia, che dal 2004 al 2009 spulciò tra i conti dell’ente «certificando, alla fine, che eravamo un ente virtuoso: così, a Rende, la commissione sgombrerà il campo da ogni ombra». 

Oliverio ha respinto ogni dubbio sul proprio ente: «Il consiglio provinciale è libero e trasparente». «Ruffolo e Bernaudo sono persone perbene e lo dimostreranno. E voglio ricordare che il primo si era già autosospeso e si è dimesso nei giorni scorsi. E Bernaudo ha rassegnato le dimissioni da consigliere provinciale il giorno stesso in cui gli sono stati notificati i domiciliari. Quanti – ha detto Oliverio – lo avrebbero fatto?». C’è un continuo marcare le differenze tra centrodestra e centrosinistra. Che non è una «differenza antropologica» alla Berlinguer – ha precisato il commissario regionale Alfredo D’Attorre – «ma un modo diverso di intendere le istituzioni». «E a differenza della destra calabrese noi  non contesteremo le decisioni del governo, così come non abbiamo certo convocato conferenze stampa – ha detto D’Attorre – per chiedere lo scioglimento di Reggio». 

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