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ROTONDELLA – La Cooperativa ortofrutticola “Trisaia”, festeggia i suoi primi 50 anni, testimone eccellente dei cambiamenti e della crescita dell’agricoltura rotondellese.
Il prossimo 20 maggio si terrà l’Assemblea annuale dei soci, per la presentazione ed approvazione del Bilancio riferito allo scorso anno. Il 2014 ha rappresentato un anno importante per la cooperativa rotondellese, proprio perchè ha festeggiato il mezzo secolo di vita, pur essendo stata formalmente fondata nel maggio del 1963, con atto rogato dal notaio Nicola Ricciardulli ed è -con riferimento alla piana metapontina- una delle poche ancora in vita.
Al momento sono 73 i soci, che conferiscono il 75% circa della produzione aziendale; si tratta di aziende che si trasmettono da generazioni all’interno dello stesso nucleo familiare e questo è un’aspetto interessante. Nel corso di questi 50 anni ha visto avvicendarsi alla sua guida, oltre a Cherubino Montesano (esponente della Coldiretti), l’avvocato Nicola Palmieri, Nicola Bianco e Tonino Bianco, quest’ultimo sindaco di Rotondella negli anni ‘70 e poi consigliere ed assessore regionale.
Nel prossimo mese di ottobre si procederà, invece, al rinnovo del Consiglio di amministrazione ed all’elezione del nuovo presidente. Dal 2000, alla guida della Ortofrutticola Trisaia c’è Giuseppe Acinapura, attivamente presente dalla fine degli anni ’60, seppur con incarichi e ruoli diversi, compreso quello di presidente nel triennio 1973-‘75.
Il 2014 si è concluso con un volume di affari di 300mila euro circa inferiore a quello del 2013 e che, nonostante cali produttivi per alcuni prodotti e di prezzo per altri, attesta il fatturato intorno ad un 1.500.000 euro, garantendo tra l’altro per alcuni periodi dell’anno -coincidenti con la lavorazione di agrumi, pesche ed albicocche- alcune decine di posti di lavoro.
«Il 2014 è stato un anno -sottolinea Acinapura- che ha visto pesare maggiormente il calo produttivo delle albicocche a causa dell’assenza di freddo, fattore questo che ha influito negativamente, e dallo scarso interesse verso alcune varietà presenti da oltre un trentennio nei nostri areali che, di conseguenza, hanno subito un forte decremento del prezzo. Un buon risultato è stato ottenuto con la commercializzazione delle produzioni biologiche, che però interessano superfici limitate, poco più di 40 ettari. Non è andata meglio per le clementine, che hanno visto un calo produttivo e un prezzo al produttore racchiuso tra i 20 ed i 30 centesimi anche se qualcosa in più è stato ottenuto solo nella fase iniziale del raccolto.
La varietà Myagara ha subito oscillazioni tra i 30 ed i 20 centesimi. Le arance non hanno superato tra i 20/25 centesimi al chilo. Per ammortizzare i costi generali, circa 1.000 quintali di agrumi sono stati destinati a finalità sociali e consegnate, quindi, a strutture assistenziali della regione. Speriamo che la imminente campagna di albicocche -prosegue Acinapura- ci riservi risultati soddisfacenti, sia in termini quantitativi che remunerativi perché il problema continua ad essere rappresentato dall’oscillazione dei prezzi. Possiamo anche contare sulle prenotazioni delle produzioni biologiche, che restano comunque un settore di nicchia».

a.corrado@luedi.it

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