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LA Corte d’appello di Potenza resterà al suo posto, nonostante la grande paura e le anticipazioni circolate negli ultimi giorni.

Come aveva rassicurato il capogruppo democratico alla Camera Roberto Speranza la soppressione del distretto giudiziario lucano non è entrata, né uscita, dal Consiglio dei ministri di ieri sera.

Ma se la questione tornerà all’ordine del giorno dell’esecutivo, come prefigurato da più parti, o verrà archiviata come un tormentone estivo si vedrà nelle prossime settimane.  

Nel frattempo va registrata la posizione che giunta distrettuale lucana dell’Associazione nazionale magistrati (Anm), che ieri mattina ha espresso  «sconcerto e preoccupazione» per l’ipotesi che provocherebbe «un grave ed insopportabile peggioramento, sotto molteplici profili», del «servizio giustizia».

L’Anm ha evidenziato che – con l’accorpamento del Tribunale di Sala Consilina a quello di Lagonegro – la Corte di appello di Potenza «ha sensibilmente ampliato la sfera territoriale e demografica», con conseguente aumento dei carichi di lavoro.

Quanto invece al progetto di accorpamento della Corte «comporterebbe gravi difficoltà logistiche ed organizzative» per tutti, con una conseguente «autentica migrazione giudiziaria che si aggiungerebbe ad altri cui la collettività regionale è già ingiustamente costretta per l’esercizio di diritti fondamentali».

Infine, la giunta distrettuale dell’Anm ha spiegato che «il controllo di legalità risulterebbe, quanto meno, più complicato, il che finirebbe col favorire la proliferazione di interessi illeciti, con particolare riguardo ad alcune manifestazioni della criminalità, organizzata e non – tutt’altro che sopite», considerati «recenti episodi rivelatori di un’inquietante rimonte delinquenziale in particolari aree della regione, nonché al preoccupante fenomeno dei reati ambientali per la cui repressione s’impone la necessità di un serrato presidio giudiziario territoriale». del tirreno».

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