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POTENZA – «Questo… è un cornuto… la verità è che sono soldi… diciamo… non è che c’è niente di… tu eri fallito… tu eri fallito… tu mi hai… io ti ho dato a te i soldi, eri fallito, fallito proprio… Non lo so come questo qua si convince ancora a non… e poi aveva a che fare con gente… capisci a me?»
Per “Ciccio l’Americano”, alias Francesco Palmeri, Lorenzo Marsilio non era la vittima di un’estorsione, ma un debitore della famiglia Bonventre-Gambino. Nulla più. Un imprenditore soccorso nel periodo più buio della sua carriera, quando nessuna banca l’avrebbe fatto arrivare oltre il bancone dei correntisti, che a distanza di trent’anni non sa mostrare riconoscenza per i suoi “benefattori”. E fa finta di non sapere cosa facessero davvero i suoi finanziatori. Gente del calibro di Roberto “Be bè” Pannunzi, ex dipendente di Alitalia con la facciata del broker internazionale, per nascondere il boss del narcotraffico ricercato dalle procure di mezzo mondo.
Intercettato dalle microspie piazzate da uno dei referenti campani della multinazionale mafiosa scoperta dagli agenti della Dda di Reggio Calabria, Palmieri aggiunge anche altri dettagli del patto stretto trent’anni prima tra gli americani e quel giovane imprenditore materano colpito dalla crisi del settore della chimica in cui aveva investito gran parte delle sue risorse. Come l’esistenza di accordi scritti sulla restituzione dei soldi.

l.amato@luedi.it

(L’articolo completo sull’edizione acquistabile online e in edicola)

 

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