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IRSINA – A poco più di un mese dall’apertura, arrivano i sigilli nel nuovissimo Internet Point di Irsina, ritenuto dalla Direzione investigativa antimafia di Bari, frutto di investimento di denaro di dubbia provenienza.

Da diversi giorni, infatti, i locali di piazza Andrea Costa, aperti poco prima di Natale da un 45enne di Gravina in Puglia, erano rimasti inspiegabilmente chiusa. Una struttura oggettivamente sproporzionata per dimensioni e servizi in una piccola realtà, il nuovo Internet Point con Centro scommesse, realizzato senza trascurare alcun particolare, aveva attirato la curiosità  soprattutto dei più  giovani, che amano questo genere di locali. 

Purtroppo, da quanto si apprende, alle tante domande e curiosità poste da parte dei cittadini di Irsina, arriva la risposta della Dia.

Nell’ambito  di attività investigative a carico dell’uomo di Gravina, infatti, tra i numerosi provvedimenti di confisca emessi a suo carico, risulta anche la nuova  sede di Irsina. La  notizia ha destato molta incredulità tra la popolazione.  La Dia, infatti, ha sequestrato due immobili, due auto in esecuzione di un provvedimento del Tribunale del capoluogo pugliese che ha accolto la proposta formulata dal direttore della Dia, Arturo De Felice.

«In particolare –si legge nell’agenzia di stampa- gli agenti del Centro operativo hanno condotto un’analisi approfondita del patrimonio dell’intero nucleo familiare di D.A. -queste le iniziali dell’uomo- con precedenti per contrabbando di sigarette (per il quale ha riportato più condanne dal 1998 al 2003), estorsione ed usura (proprio per quest’ultimo reato è stato anche arrestato a settembre del 2011), e per detenzione di stupefacenti, truffa, detenzione e porto d’arma.

Destinatario anche di avvisi orali del questore che lo ammoniva a tenere un comportamento corretto, D.A. ha mostrato una disponibilità notevole di risorse economiche e finanziarie. Gli investigatori hanno ricostruito versamenti ingenti di somme di denaro in contanti, per circa 370.000 euro nel periodo 2006/2013, oltre che acquisti ed investimenti. L’ipotesi formulata dalla Dia, e accolta dal Tribunale che deve ora pronunciarsi sulla confisca definitiva, è che l’intero patrimonio detenuto possa essere, anche in parte, riconducibile a proventi dell’attività delittuose, secondo le previsioni del Codice Antimafia.

Peraltro –come si apprende da fonti investigative- gli investimenti effettuati, come accertato dagli agenti dell’Antimafia di Bari, sono apparsi sproporzionati rispetto le entrate lecite dell’intero nucleo familiare. I due beni immobili sequestrati si trovano a Gravina e Rimini e sono intestati all’uomo e alla figlia maggiorenne. I sigilli hanno riguardato due Internet point, sale da gioco e scommesse, una sempre a Gravina e l’altra a Irsina. La Bmw X6 era bstata acquistata recentemente a un prezzo di oltre trentamila euro, e soldi rinvenuti sui conti correnti. I beni, complessivamente stimati in circa mezzo milione di euro, sono stati affidati ora alla gestione di un amministratore giudiziario nominato dal Tribunale. Particolare interessante emerso durante le indagini della Dia, riguarda una intervista rilasciata dall’intero nucleo familiare alla trasmissione “Lucignolo” in onda su Italia 1, nella quale, commentando un intervento di chirurgia estetico non soddisfacente, il capofamiglia si lamentava di aver così speso ventisettemila euro: di questa spesa gli agenti della Dia non hanno trovato traccia sui conti correnti.

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