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IMMAGINI tragedie avvengono attorno a noi, altre avvengono quotidianamente in posti più lontani. Scopriamo a volte l’orrore dei morti, delle violenze, dei soprusi e “caschiamo giù dall’asino”. Possibile che accada questo, che sia potuto accadere? Quotidianamente viviamo in un mondo a volte irreale, dove la finzione scompagina e sostituisce la realtà. Non amiamo vedere la vita reale, quella che dà un pugno nello stomaco, fa male riportandoci a quello che accade.
Ci chiediamo perché una moltitudine di persone scappa da Paesi in guerra, Paesi dove non è garantito nessun diritto e dove la vita non ha alcun valore. Scappano da Paesi che non garantiscono un bicchiere di acqua, una fetta di pane. Dimentichiamo, mondo opulento, che viviamo con risorse che spesso nostre non sono, viviamo sopra le nostre reali opportunità, in ambienti dove la finanza determina la politica e le scelte degli uomini. Ci meravigliamo perché la fame, la disperazione, la mancanza di prospettive guida gli esodi delle persone. Ci meravigliamo che le guerre favoriscano gli esodi, che spingano tante persone a bussare alla porta dei paesi fortunati.
Affermiamo con enfasi che questo non è giusto, che occorra porre un argine al problema. Poniamoci delle domande. Soffermiamoci a riflettere sulla genesi delle guerre, su chi le alimenta e le sostiene. Chiediamoci le armi da dove vengano. Riflettiamo se la distribuzione delle risorse a livello planetario sia equa, rispetta l’uomo poiché tale, ovunque venga al mondo. Giusto lo sgomento, la rabbia, la desolazione per quanto accade.
Il problema s’inizia a risolvere con una politica diversa, rispettosa degli uomini, di tutti gli uomini, una politica che ponga al centro delle scelte strategiche la ridistribuzione delle risorse tra gli Stati e all’interno degli Stati.
La politica che permetta a ogni bambino un’opportunità, di avere un sogno e di poter avere la possibilità di realizzarlo. Continueremo ad assistere agli esodi di massa, alle morti, alle devastazioni umane.
Occorrerebbe non meravigliarsi, non stupirsi, per lo meno, di fronte a queste endemiche tragedie, mettere in campo un pizzico di dignità, il silenzio.

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