X
<
>

Condividi:
6 minuti per la lettura

 

L’estro elegante e instancabile del musicista calabrese Maurizio Minardi dà alla luce una nuova chicca, l’album “The Cook, the Clown, the Monk and the Accordionist”. Minardi dopo le esperienze bolognesi come leader del Quartetto Magritte e degli OZ, si è trasferito a Londra nel 2008. Da lì continua il suo lavoro di ricerca e fusione tra i generi.
La lontananza dall’Italia lascia affiorare nuove suggestioni, memorie cinematiche e personali. “Quest’ultimo lavoro”, ci racconta Minardi da oltremanica, “è, più che di un disco jazz, un lavoro sulla world music europea con riferimenti alle musiche di Nino Rota, Michael Nyman e Ennio Morricone”.
“The Cook, the Clown, the Monk and the Accordionist“, registrato a Londra con Shirley Smart (cello), Nick Pini (contrabbasso) e i batteristi Jason Reeve e Marco Quarantotto, prende spunto dal film del regista inglese Peter Greenaway “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante”. Nel film di Greenaway i personaggi sono grotteschi, drammatici ma anche comici allo stesso tempo. Analogamente i brani dell’album di Minardi sono pieni di humour e allo stesso tempo, pur essendo strumentali, tessono una tela narrativa spesso drammatica. Per dare forte coerenza stilistica al disco, il musicista di Rende, che è un pianista sopraffino, utilizza per tutta la scaletta dell’album la fisarmonica, “accordion” in inglese, da cui l’“Accordionist” del titolo, che tiene insieme gli altri personaggi dell’album: il cuoco (“Cook”), il clown, il monaco (“Monk”) . L’uscita del cd è stata preceduta dal video di “The Cook in Love”. “Il cuoco innamorato” è ispirato a Rossini, che oltre ad essere un grande operista, era anche un appassionato gourmet. “Nel brano”, spiega Minardi, “è esplicitamente adottato lo stile del ‘crescendo rossiniano’ tipico delle sue overture”.
Ma sarebbe fuorviante pensare a musiche paludate o per palati troppo sofisticati: è vero, il compositore calabrese è estremamente fine e colto, ma la sua musica ha una godibilità che la rende fruibile a vari livelli. Un esempio è dato dal brano “The Taming of the Shrew”, che prende spunto dalla sua recente esperienza come fisarmonicista con la Royal Shakespeare Company. Per l’allestimento dell’opera di Shakespeare, il compositore John Eacott si era ispirato alla musica popolare italiana degli anni ’50. L’accostamento ha ispirato questo brano che ricrea un’atmosfera gioiosa, tutta italiana. “Era un mio desiderio”, ammette Maurizio, “ritrovare le mie radici attraverso l’adozione non filologica del ritmo travolgente di questa tipica danza del sud Italia”. Per continuare in questo percorso di recuperi italici, “Marcello” è un brano dedicato al Marcello Mastroianni dei film di Fellini, e di conseguenza allo stile di Nino Rota. I riferimenti alla musica barocca (e a Nyman), sono continui, specialmente nella curiosa trilogia del monaco, “Monk”, un filotto di tre pezzi, “ispirato”, racconta il musicista, “alla voglia comune di evadere da una routine, affrontare i pericoli di una vita nuova, ma anche di pentirsi e ritrovare la gioia delle vecchie consuetudini”.  
“Dirty Clown” ripropone invece il cliché di un clown malinconico, che inaspettatamente diventa nel finale esplosivo, fuori di sé. Come se si trattasse di un clown che cercasse disperatamente di ribellarsi all’idea di far divertire o piangere il pubblico e alla ricerca di un’espressività alternativa. L’impossibilità di uscire dai ruoli che per troppo tempo si è assunti all’interno di una comunità è sottolineata dalla marcia funebre delle ultime battute. 
In attesa di poter assistere anche in Italia a un concerto di Maurizio Minardi, privilegio che a tutt’oggi è concesso solo agli inglesi, possiamo solo ascoltare i brani del disco e visionare il gustoso video di “The Cook In Love”. 

L’ESTRO elegante e instancabile del musicista calabrese Maurizio Minardi dà alla luce una nuova chicca, l’album “The Cook, the Clown, the Monk and the Accordionist”. Minardi dopo le esperienze bolognesi come leader del Quartetto Magritte e degli OZ, si è trasferito a Londra nel 2008. Da lì continua il suo lavoro di ricerca e fusione tra i generi. La lontananza dall’Italia lascia affiorare nuove suggestioni, memorie cinematiche e personali. “Quest’ultimo lavoro”, ci racconta Minardi da oltremanica, “è, più che di un disco jazz, un lavoro sulla world music europea con riferimenti alle musiche di Nino Rota, Michael Nyman e Ennio Morricone”.

 

“The Cook, the Clown, the Monk and the Accordionist“, registrato a Londra con Shirley Smart (cello), Nick Pini (contrabbasso) e i batteristi Jason Reeve e Marco Quarantotto, prende spunto dal film del regista inglese Peter Greenaway “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante”. Nel film di Greenaway i personaggi sono grotteschi, drammatici ma anche comici allo stesso tempo. Analogamente i brani dell’album di Minardi sono pieni di humour e allo stesso tempo, pur essendo strumentali, tessono una tela narrativa spesso drammatica. Per dare forte coerenza stilistica al disco, il musicista di Rende, che è un pianista sopraffino, utilizza per tutta la scaletta dell’album la fisarmonica, “accordion” in inglese, da cui l’“Accordionist” del titolo, che tiene insieme gli altri personaggi dell’album: il cuoco (“Cook”), il clown, il monaco (“Monk”) . L’uscita del cd è stata preceduta dal video di “The Cook in Love”. “Il cuoco innamorato” è ispirato a Rossini, che oltre ad essere un grande operista, era anche un appassionato gourmet. “Nel brano”, spiega Minardi, “è esplicitamente adottato lo stile del ‘crescendo rossiniano’ tipico delle sue overture”.

GUARDA IL VIDEO DEL BRANO “THE COOK IN LOVE”

Ma sarebbe fuorviante pensare a musiche paludate o per palati troppo sofisticati: è vero, il compositore calabrese è estremamente fine e colto, ma la sua musica ha una godibilità che la rende fruibile a vari livelli. Un esempio è dato dal brano “The Taming of the Shrew”, che prende spunto dalla sua recente esperienza come fisarmonicista con la Royal Shakespeare Company. Per l’allestimento dell’opera di Shakespeare, il compositore John Eacott si era ispirato alla musica popolare italiana degli anni ’50. L’accostamento ha ispirato questo brano che ricrea un’atmosfera gioiosa, tutta italiana. “Era un mio desiderio”, ammette Maurizio, “ritrovare le mie radici attraverso l’adozione non filologica del ritmo travolgente di questa tipica danza del sud Italia”. 

Per continuare in questo percorso di recuperi italici, “Marcello” è un brano dedicato al Marcello Mastroianni dei film di Fellini, e di conseguenza allo stile di Nino Rota. I riferimenti alla musica barocca (e a Nyman), sono continui, specialmente nella curiosa trilogia del monaco, “Monk”, un filotto di tre pezzi, “ispirato”, racconta il musicista, “alla voglia comune di evadere da una routine, affrontare i pericoli di una vita nuova, ma anche di pentirsi e ritrovare la gioia delle vecchie consuetudini”.  “Dirty Clown” ripropone invece il cliché di un clown malinconico, che inaspettatamente diventa nel finale esplosivo, fuori di sé. Come se si trattasse di un clown che cercasse disperatamente di ribellarsi all’idea di far divertire o piangere il pubblico e alla ricerca di un’espressività alternativa. L’impossibilità di uscire dai ruoli che per troppo tempo si è assunti all’interno di una comunità è sottolineata dalla marcia funebre delle ultime battute. In attesa di poter assistere anche in Italia a un concerto di Maurizio Minardi, privilegio che a tutt’oggi è concesso solo agli inglesi, possiamo solo ascoltare i brani del disco e visionare il gustoso video di “The Cook In Love”. 

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE