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MATERA – In via San Biagio, la stradina che conduce da piazza Vittorio Veneto a piazza S. Giovanni, non c’è spazio nemmeno per uno spillo.
Stipati, ansiosi, in attesa di una parola che avrebbe deciso il futuro della città, c’erano tanti cittadini.
Padri, nonni, compagni di scuola, mamme e bambini, tanti bambini anche in carrozzella, ancora troppo piccoli per capire, che nel 2019 avranno al massimo 10 anni.
Nei minuti precedenti alla designazione, le richieste di silenzio erano il rumore più forte. In modo inaspettato, tutti hanno smesso di parlare (e quasi di respirare) a un certo punto, quasi con un comando istintivo che si è diffuso dalla piazza alla strada. Alle 17,50 l’urlo liberatorio e le lacrime di gioia che in molti non hanno saputo trattenere.
Nemmeno la Madonna della Bruna, la festa simbolo della storia materana, era riuscita a muovere tante emozioni, a far sciogliere in lacrime tanti uomini e donne.
A chi, finora, aveva mosso dubbi sulla partecipazione della città, i materani hanno risposto affollando piazze e strade, raggiungendo piazza S. Giovanni e mantenendo alle finestre, davanti alle porte, in vetrina le bandiere con il logo di Matera 2019 decorato in tanti modi, declinato a seconda del caso.
Matera ha parlato nei quartieri e nei rioni, tra la gente e lo ha fatto come accadeva all’epoca del vicinato quando la piazza era il luogo d’incontro delle famiglie, dove si condividevano gioie e lutti e dove, per qualche ora si poteva uscire dal calore delle case nei Sassi.
In tanti, ieri, hanno ritrovato la loro città, il loro luogo di nascita e la bellezza del pianto è diventata espressione della gioia più sfrenata anche con balli e canti in piazza con i gruppi musicali che si sono alternati prima e dopo il verdetto nel “Comunque vada party”.
Nell’epoca dei social, i primi a twittare e postare messaggi su Facebook sono stati i ragazzi che, armati di telefoni cellulari hanno comunicato la vittoria pochi secondi dopo aver ascoltato la proclamazione in diretta dal Mibac.
Piazza San Giovanni aveva cominciato ad animarsi già nelle prime ore del pomeriggio mentre la città si preparava a trascorrere le ore successive festeggiando (se lo auguravano in molti, ma la prudenza ha avuto la meglio, ndr.) il risultato.
E le campane della chiesa di S. Giovanni, lasciate suonare a distesa grazie al parroco, don Mimì hanno fatto da colonna sonora ai minuti decisivi, quelli immediatamente successivi all’annuncio.

a.ciervo@luedi.it

 

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