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SERRA SAN BRUNO – Pasquale non era un malacarne. Era un bravo ragazzo, che amava i cavalli. Non era passato neppure un mese da quando aveva compiuto i diciott’anni: sparì la sera dell’11 ottobre del 2009, risucchiato nel nulla. Un fantasma. Massacrato di botte, sequestrato, poi denudato, ucciso con un colpo di pistola in testa. Ma lo si scoprì solo due mesi dopo, quando in un cassonetto della spazzatura ed in una radura fu recuperato ciò che restava del suo corpo scarnificato dagli animali selvatici. Pasquale era alto più di un metro e novanta e il suo carnefice, sempre che non fosse un gigante, per sparargli in fronte forse l’aveva fatto inginocchiare. Ennesimo gesto di crudeltà contro una creatura che, raccontarono le indagini archiviate il 13 ottobre del 2010, probabilmente ha pagato con la vita il debito contratto per l’acquisto di un cavallo. Al pregiudicato che l’aveva venduto quando la vittima non era ancora maggiorenne, Pasquale doveva più o meno 1.800 euro. Contava su un premio assicurativo per saldare il debito. I soldi, però, nell’incedere delle minacce e degli avvertimenti, non arrivarono. 

Pagò con la vita. Un assunto investigativo, l’unica pista seguita, che portava ad un sospettato a carico del quale, però, gli elementi di riscontro non furono sufficienti per arrivare ad un processo. Intercettazioni inutili, testimoni reticenti, una cappa d’omertà. E, soprattutto, quel campione di Dna mai cercato, sugli indumenti del giovane, tale da individuare un profilo genetico di terze persone da comparare con quello del principale indiziato dell’omicidio. Le indagini, dopo due anni e mezzo di stop, sono state riaperte. Un punto d’onore per la Procura di Vibo Valentia guidata da Mario Spagnuolo. Ci sono elementi di novità, ma coperti dal più stretto riserbo. L’ufficio requirente non accetta che il barbaro delitto di Pasquale Andreacchi resti impunito. 
Il caso è stato affidato al pm Vittorio Gallucci, la delega per procedere alle investigazioni è stata conferita alla Squadra mobile di Vibo. Sarà il dirigente Antonio Turi ad occuparsi personalmente del coordinamento delle indagini, che ricominceranno da zero, riascoltando, sin da domani, i vecchi testimoni e aggiungendone di nuovi; affiancando a tale attività tradizionali tecniche d’investigazione moderne, soprattutto scientifiche. Lo stesso capo della Squadra mobile, nei giorni scorsi, ha incontrato i genitori di Pasquale, Salvatore Andreacchi e Maria Rosa Miraglia, accompagnati dall’avvocato Giovanna Fronte, la quale con la consulenza della criminologa Roberta Bruzzone intende contribuire fattivamente all’esito positivo dell’inchiesta bis sul caso.
 

SULL’EDIZIONE CARTACEA DE IL QUOTIDIANO IL SERVIZIO INTEGRALE A FIRMA DI PIETRO COMITO
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