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CI sarebbe la criminalità calabrese dietro l’omicidio di Giorgio Gobbi, 43 anni, ucciso venerdì sera nel parcheggio di un centro commerciale nella periferia nord di Parma. E’ questo che è è emerso dalle prime indagini sul delitto messo a segno con una esecuzione in piena regola con un colpo al petto ed un altro, altrettante fatale, al volto.

L’uomo, di Casteldidone di Cremona, è stato ritrovato senza vita nella tarda serata di venerdì nel bagagliaio della sua Range Rover. I Carabinieri lo stavano cercando da circa 24 ore, da quando la moglie, preoccupata per il suo mancato ritorno a casa, ne aveva denunciato la scomparsa.

Un’esecuzione in piena regola, dunque, che non sarebbe altro, almeno secondo i primi riscontri, che un tragico regolamento di conti della criminalità organizzata calabrese. Un delitto probabilmente commesso in un altro luogo rispetto al parcheggio affollato del centro commerciale parmigiano dove poi, ieri, è stata portata l’auto. 

Giorgio Gobbi era un rivenditore di automobili ma aveva anche numerosi precedenti penali e probabili contatti con le infiltrazione della malavita calabrese nel cremonese. Il 28 luglio del 2003 era già scampato alla morte quando un barista di 33 anni di San Giovanni in Croce, sempre provincia di Cremona, gli sparò nel corso di una lite. Il barista, poi condannato a quattro anni, gli puntò alla schiena una pistola semiautomatica Browing calibro 6,35 esplodendo due colpi in rapida successione: il primo andò a vuoto, il secondo fu miracolosamente deviato dal portafogli che Gobbi aveva nella tasca dei jeans. 

Per Gobbi la vicenda ebbe anche uno strascico giudiziario: la Procura di Cremona aprì un fascicolo per tre lettere minatorie che l’uomo, trovato morto ieri sera a Parma, inviò al barista durante la sua detenzione nel carcere di Lodi. Questa volta, invece, nessuna possibilità di uscire vivo dall’agguato che uno o più persone hanno ordito contro di lui e da altri due colpi di pistola, questa volta sparati con lucidità e con la sola intenzione di uccidere. In queste ore sull’auto dove è stato ritrovato il cadavere stanno lavorando i carabinieri del Ris di Parma.

Il Range Rover nero resta sotto sequestro nella caserma del comando provinciale dell’arma nella città emiliana a disposizione della magistratura. L’indagine al momento è seguita dal procuratore di Parma Antonio Rustico ma è plausibile che dopo i primi atti urgenti svolti dall’ufficio parmigiano, il fascicolo passi definitivamente alla Dda di Bologna, guidata dal procuratore Roberto Alfonso. Già dopo il delitto si è tenuto un vertice investigativo proseguito fino a tarda notte per verificare le prime tracce repertate nel luogo del delitto, in particolare un brick di succo di frutta lasciato accanto all’auto e, sull’asfalto, una sgommata che farebbe ipotizzare la fuga precipitosa di qualcuno una volta consumato l’omicidio o, più facilmente, dopo avere parcheggiato l’auto che custodiva il corpo senza vita dell’uomo.

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