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La storica parata dei Turchi é diventata sempre più un evento. Anzi, l’evento di Potenza. 

Te ne occupi da cinque anni. Me li racconti?
Quando il sindaco Santarsiero mi ha invitata a valorizzare questa importante e centenaria festa cittadina, non immaginavo che questo evento cosí particolare ed unico potesse coinvolgermi emotivamente in maniera cosí travolgente. Ho capito quanto profondo é il mio attaccamento alle radici di una cittá e un territorio cosí difficili da vivere ma, forse, proprio per questo, cosí facili da amare. Curare la parata Parata dei Turchi é come portare sulle spalle l’ereditá storica e la tradizione di una intera cittá. E posso dire, con assoluta certezza, che anche se mi sono regalata e offerta alla cittá, con profondo senso e dovere civico, ho avuto, piú che dato. E quindi, sono io a dover ringraziare tutti i volontari, le Associazioni, gli Uffici Comunali e le due ali di folla attraverso le quali passa la Parata, per quanto mi hanno trasmesso e reso migliore.
Per molti la parata è solo una festa di paese. Tu te ne occupi da dirigente di ricerca del Cnr, e studiosa con relazioni internazionali. 

 Cosa è cambiato col tuo metodo?
Questa domanda mi piace molto perché mi permette di precisare che la mia esperienza e la conoscenza inerente il Patrimonio Culturale, si é mostrata fondamentale nell’approccio metodologico ma fallace su alcuni lati pratici e logistici. Chi studia il Patrimonio Culturale, segue metodologicamente una filiera composta da riconoscimento, conoscenza, diagnostica, conservazione, valorizzazione, fruizione e gestione. E cioé bisogna riconoscere che si tratta davvero di Patrimonio Culturale e identitario, conoscere dunque approfondire ogni aspetto, diagnosticare i mali per capire la cura, occuparsi e aver rispetto per la conservazione, e solo infine valorizzare attraverso una scelta. Non a caso sin dal 2010, ho titolato brochures e pieghevoli legati alla Parata, restauro della memoria. E il restauro della memoria individuale e collettiva é qualcosa di molto difficile e bisogna farlo in punta di piedi per rispettare ricordi e appartenenza dei singoli e di una intera cittá. Solo alla fine si puo’ parlare di fruizione e gestione. Nel caso di un grande evento come la Parata dei Turchi, la fruizione e la gestione rappresentano gli aspetti logistici e vorrei precisare, sono stati svolti con grande solerzia dagli Uffici Comunali. I problemi sono tanti e attengono mille aspetti: l’arrivo degli extracomunitari, una Parata lunga 2 km e 800 metri su un percorso di circa 5 km che va a intersecare le arterie viarie principali della cittá, tutte le forze dell’ Ordine a disposizione, e quest’anno tutto ancora piú difficile per via delle elezioni europee e comunali che si svolgono nello stesso periodo. Ecco, questo é il percorso metodologico che ho compiuto e mi pare un ottimo esempio di collaborazione fra mondo della ricerca, Amministrazione comunale, associazionismo cittadino, singoli cittadini volontari. Una buona pratica, un esempio virtuoso perché molto raro almeno qui in Basilicata.

Tu cosa faresti per la cultura in cittá?
Un pochino devo contestarti la domanda perché fare cultura o fare qualcosa per la cultura non significa molto. La cultura é ogni nostra azione, tutto ció che produciamo manualmente e oralmente o abbiamo prodotto nel passato. Sai bene, che piú volte il tuo giornale ha ospitato miei riflessioni sul terribile errore di creare assessorati alla cultura. Sarebbe un cambiamento un assessore ai paesaggi culturali come piú volte ho scritto e sperato che qualcuno accogliesse il mio invito. La cultura non ha bisogno di rivoluzione e cambiamenti ma di momenti evolutivi singoli e comuni. A settembre 2009, l’Associazione Imago Historiæ, attraverso Rosario Angelo Avigliano mi invitó a tenere una conferenza sulla storia della cittá e ad offrire qualche idea. Quel seminario fu davvero importante se le idee proposte nel 2009 incominciarono a circolare e oggi, sono presenti in molti programmi di candidati. Tra il dire e il fare c’é di mezzo il mare… realizzare idee inerenti la cultura, non significa avere l’idea di costruire una fabbrica e realizzare. É qualcosa di molto piú complesso e prevede la comprensione e la vera partecipazione dei cittadini. Partecipazione altro termine di cui si abusa in questa campagna elettorale. La partecipazione o la cittá partecipativa necessitano di esperti che siano capaci di realizzarla é materia di studio. Non puo’ essere solo uno slogan o essere capaci “effettuarla” senza conoscerne la metodologia che é complessa e variegata.

Ti stai autocandidando a un assessorato ai paesaggi culturali?
Tu che mi conosci, sai che non sono interessata a esperienze di questo tipo. Preferisco sussurrare o dare qualche consiglio qualora mi venisse richiesto. Insomma farei il ricercatore. Tu che sei un’attenta osservatrice, avrai sicuramente notato che il sindaco Santarsiero e il presidente Pittella non hanno dato delega per la cultura. 

Per alcuni, questo é un segnale della mancanza di democrazia e quindi di una gestione…
Ti interrompo per dirti che questo aspetto é stato notato da tanti. Ad esempio, a Potenza, la reazione si é vista nella nascita di molte associazioni negli ultimi dieci anni, alcune completamente libere, altre di tipo politico-culturale. Questi due tipi di associazionismo erano entrambi di chiara protesta verso un programma culturale non condiviso della Pubblica Amministrazione. Al contrario, posso affermare che nei riguardi del comitato tecnico scientifico della Parata dei Turchi, il sindaco non ha esercitato alcuna forma di potere. Ha sempre pienamente condiviso ció che gli proponevamo e ci ha aiutato a realizzarlo. Pertanto, questa esperienza é davvero un’esperienza virtuosa, anzi, una sanissima pratica.

l.serino@luedi.it

 

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