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CATANZARO – L’alluvione che ha colpito le città di Rossano e Corigliano lo scorso agosto danno la misura della fragilità del territorio calabrese dove da anni manca la manutenzione del territorio e soprattutto la vigilanza sui corsi dei fiumi. Ed è così che su questo argomento in Calabria poco si parla di prevenzione e molto di emergenza. Alla fine di contano i danni per il ripristino dei luoghi che rappresenta una vera e proprio industria dell’emergenza.

Le alluvioni hanno fatto registrare anche vittime: a Soverato nel settembre 2000 morirono 13 persone in vacanza in camping costruito sul letto di un fiume; a Vibo Marina nel 2006 furono 4 le vittime; una frana sulla Salerno Reggio Calabria la sera del 26 gennaio 2009 causò la morte di due persone. Andando indietro, nelle alluvioni del 1951 furono accertate 70 vittime. Non ci furono vittime a Crotone nel 1996 ma mezza città finì sott’acqua.

Dal 1995 al 2010, documenta il segretario dell’Autorità di Bacino della Regione Calabria, Salvatore Siviglia, sono state emesse 13 ordinanze di Protezione civile (Opcm) a seguito di mareggiate, esondazioni dei fiumi e frane per un totale di 765 milioni di euro, nello stesso tempo tra il 1990 e il 2008 sono stati programmati interventi da parte dei ministero dell’Ambiente per 193 milioni di euro per attuare 690 piani e molti degli interventi sono anche in fase di attuazione.

Solo nel 2015, ai casi di Rossano e Corigliano i cui danno stimati ammontano a 52 milioni ma non è stata ancora emessa l’Opcm, si sono registrate mareggiate su tutto il Tirreno cosentino tra il 29 gennaio e il 2 febbraio che hanno interessato la fascia dei comuni che vanno da Diamante a Cetraro, da Fuscaldo fino a Gizzeria e poi a Cassano Jonio, Petilia Policastro e Mesoraca.

Gli interventi fanno parte di un complesso di progetti più generali e per alcuni casi specifici che sono stati ricostruiti nel servizio pubblicato sull’edizione cartacea odierna del Quotidiano.

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