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La Rete delle donne per accendere uno dei mille fuochi.
Accogliamo l’invito del direttore del Quotidiano di dedicare questo otto marzo 2012 a Lea, a Giuseppina e a Maria Concetta, la loro terribile storia di solitudine e di disperazione assomiglia molto, troppo, a quella di tante donne e uomini che si sono opposti in passato, o che si oppongono oggi, alla violenza delle mafie in Calabria e nel Sud. Sono la solitudine reale o il semplice sentirsi soli il grande nemico di chi si oppone alla violenza e alla sopraffazione mafiosa e contemporaneamente il migliore alleato della mafia stessa: l’hanno detto in tanti modi in passato Falcone e Borsellino, lo dicono i magistrati attualmente impegnati nella lotta antimafia, lo dice Roberto Saviano. Dedichiamo l’otto marzo 2012 a quelle tre donne, ma facciamo in modo che non diventi solo un atto simbolico come tanti in passato, ma che si traduca in uno strumento di rottura di quella solitudine nei restanti 364 giorni dell’anno. La Calabria non è ferma all’anno zero, come alcuni vogliono farci credere: ci sono associazioni di giovani, cittadini, sacerdoti che lavorano da anni nelle aree più pericolose della regione, scuole impegnate nell’educazione alla legalità, magistrati e forze di polizia che operano in condizioni estreme; abbiamo conoscenze sempre più approfondite sui meccanismi economici, sulle connivenze e sulle ragioni culturali che costituiscono il modus operandi e il brodo di coltura della ‘ndrangheta, come da più parti si va ripetendo anche negli stessi interventi che appaiono in questi giorni sul Quotidiano.
Chiediamo, certo, a tutte le donne e alle ragazze calabresi di impegnare la loro intelligenza, il loro coraggio e la loro freschezza, la loro voglia di libertà nel riscatto della nostra regione impoverita dalla gestione politica egoista e noncurante dei bisogni e sempre più umiliata dalla dilagante incultura “ndranghetosa”. Chiediamo a noi stesse, innanzitutto, alle donne che sono impegnate nel PD e nelle altre formazioni di sinistra, alle donne degli altri partiti e del sindacato, alle donne delle istituzioni di dare una svolta alla politica calabrese, di individuare nuovi modi di fare politica, di ricostruire il rapporto con i cittadini e con le popolazioni del territorio su basi finalmente paritarie e democratiche e non elitarie o elettoralistiche. Noi, donne e ragazze di Decollatura, Soveria Mannelli, Martirano Lombardo, S. Pietro Apostolo e Carlopoli abbiamo progettato e iniziato a costruire in questi giorni una rete che arrivi a coprire tutti i Comuni della nostra zona, perchè vogliamo avviare azioni politiche comuni, allargare la presenza femminile nella vita sociale ed economica, proporre le nostre soluzioni ai problemi non in concorrenza con gli uomini, ma per usare insieme i partiti, i sindacati, le associazioni per quello che devono essere secondo la nostra Costituzione e la nostra cultura: le leve per trasformare la società calabrese e non mezzi di arricchimento e di potere personale o di gruppo. Riusciremo insieme a battere la solitudine e l’indifferenza, ad annullare la divisione tra i bisogni delle città e quelIi dei paesi, a i deboli gli egoismi localistici e dei gruppi, a ridare significato e concretezza alla parola ‘civiltà’? Non lo sappiamo, ma dobbiamo tentare. L’alternativa ha il nome ‘ndrangheta .
Rosa Palma Aiello, Mimma Caloiero, Andreina Cardamone, Annamaria Cardamone, Simona Cavalieri, Delia Cerra, Christelle Chatenot, Elvira Chiodo, Silvana Costanzo, Rossella Cuda, Francesca Colacino, Tiziana Crispino, Luisa Fazio, Antonella Gigliotti, Teresa Gigliotti, Simona Giurescu, Maria Rosa Greco, Pasqualina Marasco, Giuliana Muscia, Rossana Pascuzzi, Giusi Scalise, Olga Schicchitano, Giovanna Spina, Filomena Talarico, Daniela Tolomeo, Felicia Villella

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