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POTENZA – La chiamano la Bibbia del giornalismo. Fatte le opportune distinzioni bisogna solo separare il vecchio e il nuovo testamento. Sul Calvario c’è la gogna per gli indagati dell’inchiesta “Toghe lucane”. «Sequestri e dissequestri di attività economiche, vertici giudiziari decapitati, carriere interrotte, magistrati e ufficiali di polizia trasferiti».
Due casi in particolare: quello della moglie del senatore Marco Follini, Elisabetta Spitz, all’epoca dei fatti direttore dell’Agenzia del demanio; e quello della coppia Felicia Genovese e Michele Cannizzaro. Tre anni, un mese e quattro giorni dopo l’esplosione dello «Scandalo Basilicata» il Corriere della sera è tornato sull’inchiesta della procura della Repubblica di Catanzaro e dell’allora pm Luigi De Magistris. Il quotidiano di via Solferino, a Milano, è lo stesso che ha propiziato il suo inizio titolando in prima pagina proprio così: «Scandalo Basilicata: sanità, banche, turismo. L’inchiesta rischia di travolgere tutti i vertici regionali». Questa volta demolisce le tesi rappresentate in quegli articoli.
Il titolo del pezzo è già esaustivo: «Soltanto voci, nessun reato nell’inchiesta “Toghe lucane”». Poi la “riabilitazione” per Felicia Genovese e Michele Cannizzaro. È scritto proprio: «riabilitati».
Il 26 febbraio del 2007 il Corsera aveva dato ampio spazio alle tesi dell’allora pm Luigi De Magistris con un giorno di anticipo sul sequestro del complesso turistico integrato Marinagri, gli avvisi a comparire per i primi indagati e le perquisizioni a carico del titolare di Marinagri, Vincenzo Vitale, del colonnello in pensione dei carabinieri, Pietro Gentili, del procuratore capo di Matera, Giuseppe Chieco, del presidente e di un giudice del Tribunale della città dei Sassi, Iside Granese e Rosa Bia, del presidente della Banca popolare del materano, Attilio Caruso, del procuratore capo di Potenza, Giuseppe Galante, e della coppia Genovese-Cannizzaro. Un terremoto.
Gli scoop a firma di Carlo Vulpio e Carlo Macrì vennero denunciati dallo stesso De Magistris che segnalò la gravità di quanto accaduto al procuratore capo di Catanzaro Mariano Lombardi.
«È sull’intreccio tra massoneria deviata e sanità l’ultima inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro».
Dopo questa introduzione, Vulpio riprendeva le vecchie dichiarazioni di un collaboratore di giustizia già smentito, Gennaro Cappiello, che aveva accusato Cannizzaro di essere dietro il duplice omicidio dei coniugi Gianfredi e persino la scomparsa di Elisa Claps.
Al presidente Vito De Filippo che reagì subito dicendo che era tutto «una cascata di illazioni, di confusioni e di congetture, molto voyeurismo mediatico, attento a scorgere a ogni costo, e contro ogni ragionevolezza, i segni di un malaffare che non c’è», e poi parlò di una «guerra contro i lucani» in consiglio regionale, toccò pure una severa reprimenda.
«Per il secondo giorno – replicò il direttore del quotidiano di via Solferino – il presidente della Basilicata Vito De Filippo ha parlato di «guerra mediatica» contro i lucani, mossa dal Corriere. Per il governatore sono state scritte «offese devastanti».
Ma quello che è accaduto è semplice e De Filippo lo sa: un pm indaga, raccoglie prove e tra gli indagati finiscono potenti lucani. I cronisti del Corriere non hanno fatto altro che il loro compito: trovare le notizie e offrirle al giudizio dei lettori».
Come tre mesi dopo, il 9 giugno, quando a proposito degli «sviluppi dell’inchiesta che coinvolge Bubbico e Buccico (Nicola, all’epoca sindaco di Matera, ndr)» apparve questo virgolettato: «Festini a base di cocaina con politici e giudici». O un anno dopo quando entrò in scena il boss Salvatore Scarcia, già accusato di far parte di un clan mafioso che voleva far saltare in aria col tritolo il pm Felicia Genovese, che si ricorda di aver visto lei e altri magistrati nel villaggio Marinagri.
Poi Vulpio è stato allontanato, e adesso è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla diffamazione dell’avvocato Buccico con il braccio operativo di De Magistris, il capitano dei carabinieri Pasquale Zacheo.
«Queste accuse inesistenti in realtà sono esistite». Si leggeva ieri nell’articolo a firma di Maria Antonietta Calabrò.
«Il clamore di un’inchiesta ha travolto la vita dei coniugi Genovese-Cannizzaro e della loro famiglia, incidendo gravemente sulle rispettive carriere, sulla loro immagine, oltre che sulla vita di relazione di entrambi».
E sia fatta pace.

Leo Amato

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