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di SARA LORUSSO
QUALCHE anno fa «l’approdo» in piazza Prefettura del pranzo all’aperto più affollato dell’anno sembrava solo «un sogno». Ora, il pranzo dei Portatori assomiglia più a «un grande evento», con la corsa al biglietto e la lista del “parteciperò” che, sulla pagina Facebook dell’associazione, si moltiplica di giorno in giorno. A poco più di un mese dalla festa patronale, i Portatori del Santo – come altre associazioni della città – sono al lavoro. In una situazione complicata dal punto di vista dei fondi (quelli pubblici praticamente pari a zero) e con un programma da definire. Loro sono quelli che hanno portato migliaia di persone in centro nelle serate delle cantine, per le tre sere (26,27 e 28 maggio) che precedono la parata (perché così da l’anno scorso si chiama la sfilata) dei turchi del 29 maggio, e che – tra qualche polemica e una tradizione che si sta trasformando in leggenda – proveranno a replicare anche quest’anno. Qualche anticipazione si fa largo. Per la gioia dei potentini. Dopo la folla che l’anno scorso si infilò in piazza polmonite per ascoltare Eugenio Bennato (uno degli osptiti proposti dai Portatori), questa volta il rischio è di non poterli neanche contare quelli che «saliranno sopra», in centro. Si comincia, il 26 a sera, con La Ricotta che sbarca in piazza Mario Pagano dopo aver fatto sold out, pochi mesi fa, per un’intera settimana al teatro Don Bosco con il nuovo spettacolo “Vota la Ricotta”, un’omaggio ai vizi e alle virtù dei potentini. L’anima cittadina di Mario Ierace e Tonino e Peppino Gerardi – che, pochi dubbi, saranno orgogliosissimi di incontrare la città nella festa patronale e nella piazza principale – è il primo regalo annunciato dai Portatori del Santo. E già basta. Il resto del cartellone delle Cantine è ancora da limare. «Per favore – chiedono – aspettiamo un po’». Mica facile districarsi tra conti, sponsor da cercare, gruppi da contattare. «Facciamo tutto da noi, da volontari. Noi – giurano – in tasca non ci mettiamo nulla». Puntualizzano e si raccontano in una delle riunioni settimanali con cui si preparano agli eventi: organizzazione, preventivi, prodotti – a farla da padrone tarallucci e vino – pubblicità. «Questa è la festa più importante della città». E forse non è poi così sbagliato pensare che se le nuove generazioni stanno riscoprendo la voglia di riappropriarsi della festa patronale, «gran parte del merito è nostro». L’anno scorso, tra via Pretoria e piazza Prefettura sono arrivate 80.000 persone. «Vogliamo che tanto le cantine che la parata diventino un grande evento, in grado di richiamare gente da altre regioni». Anche per questo non capiscono «come si arrivi a capire che i soldi non bastano a poche settimane dall’appuntamento». Alessandro Galella, da anni uno dei volti dell’associazione, ha partecipato alla riunione convocata a Palazzo di città tra il sindaco, il comitato tecnico-scientifico della parata e le associazioni che hanno voglia di impegnarsi. Santarsiero è stato perentorio: soldi non ce ne sono, ma sulla celebrazione non si scappa. In qualche modo, ha assicurato, i soldi si troveranno. «Va bene, ma perché deve sempre andare così?». In attesa di tempi migliori, e margini più ampi di programmazione, loro si danno da fare. «Un dato positivo? Per la prima volta – Galella riassume agli altri – all’incontro preliminare con l’amministrazione eravamo cinquanta, e non i quattro o cinque degli anni passati». Vale la pena, il passaggio di amarcord. Anni fa, neanche se lo immaginavano. Era cominciato tutto con uno stand di prodotti locali in largo San Michele. «Dopo mezzora era tutto finito». Poi, gli anni successivi la “conquista” di San Giovanni, largo Pignatari, fino all’approdo centrale con mille presenti. «Magari quest’anno bissiamo». Forse anche di più. L’idea nata per caso, da un pranzo pre-sfilata – loro sono quelli che portano la statua di San Gerardo in spalla – con il costume e successivo giro in via Pretoria. «Fu talmente divertente, che divenne una tradizione». Prima privata, poi, negli anni, aperta alla gente di Potenza. E le polemiche? Anche quelle una tradizione, tra chi difende l’iniziativa e chi condanna gli «eccessi» in vino e balli a torso nudo, sulle tavolate. L’anno scorso l’idea di proporre il vino a parte, extra biglietto, per porre un limite alla consumazione. «Noi ci impegniamo, siamo responsabili». Ai minorenni niente alcol, la regola vale sempre. Ma come controllare chi l’alcol lo porta da casa? Nel frattempo «abbiamo già coinvolto i ristoratori del centro chiedendo loro di proporre per quella giornata un menù tipico potentino», con pranzo tradizionale al chiuso. Per gli altri, si spera nel bel tempo.

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