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di PARIDE LEPORACE

DI lui Totem aveva scritto che era “il Cuccia lucano”. Paragone calzante, questo con il signore della finanza italiana. Stessa riservatezza impenetrabile, uguale potere, uguale ricchezza. La differenza stava nell’uso della politica dove Mitidieri (in foto) era un dominus senza apparire. Un doroteo, principale architetto di quel capolavoro di transizione che ancora oggi fa della Basilicata l’unica regione meridionale senza alternanza. Egidio Nicola Mitidieri ha lasciato affetti e questa terra ieri sera attorno alle 19 nel suo paese, Latronico, dove era nato 65 anni fa il 2 dicembre del 1946. Era rientrato da alcune ore a casa, consapevole di aver perso la partita con un male incurabile, dopo gli ultimi tentativi di strapparlo alla morte, scegliendo di trascorre le ore estreme vicino alla malata moglie Maria, madre dei suoi tre figli, Angela, Giuseppe e Gianluca.
Un uomo di potere, Mitidieri. Esponente di una famiglia benestante, capace di tenere presente sempre in linea gli affari con il consenso, uomo di raffinate relazioni corte arricchite da una straordinaria capacità di gestione della confidenza personale. Inizia da imprenditore edile giovanissimo, intuendo che il mattone modificava equilibri e antropologia della sua terra. La politica inizia piu’ tardi, per gradi, come imponevano le regole dell’epoca: inizia da consigliere comunale a Latronico, poi sarà sindaco. Si fa notare dal potere colombiano come uomo capace e affidabile. Gestisce negli anni Ottanta poltrone chiave della gestione clientelare democristiana regolandola a standard di efficienza che lo rendano inaffondabile. Vicepresidente per sette anni allo Iacp di Potenza, cumula anche nello stesso periodo un lustro di guida della Comunità montana del Lagonegrese costruendo in casa il santuario del suo futuro consenso personale. Il suo nome compare anche nel Cda dell’Unibas e guida anche la Camera di Commercio di Potenza. Ma l’uomo è ardito e arriva anche fuori regione. Cerved, Istituto Tagliacarne, Banca Mediterranea, Egidio Mitidieri appartiene all’ultima schiera dei banchieri cattolici con tessera Dc. Inizia il binomio politica e banche mentre la Prima repubblica affonda. Entra in Consiglio regionale nel 1992 e allo stesso tempo conquista il Banco di Napoli con posizioni in continua ascesa che gli permettono di essere uno straordinario atipico. Mentre la Dc perde le banche meridionali, Mitidieri sarà l’anello di congiunzione tra politica ed economia nel nuovo che avanza. Somma ricchezza privata con incarichi manageriali retribuiti a molti zero, ma soprattutto è il gran cerimoniere del nuovo che avanza. Sarà ancora consigliere regionale nel 1995, assessore all’agricoltura, presidente del consiglio regionale. Sostanzialmente è lui che gestisce per conto di Colombo e Boccia il patto unitario con gli ex comunisti che vedrà la vecchia destra Dc restare al potere in una regione dove il maglio di Tangentopoli non avrà volto né grande storia. Mitidieri è anche l’uomo di collegamento con l’area Scardaccione-Coviello che determina nuovi equilibri romani. In quelle truppe opera un giovane emergente. Si chiama Vito De Filippo e intraprende un rapporto umano e personale fortissimo con Mitidieri. Egidio consiglia e muove Vito. Schierano pedine comuni. Soprattutto quelle che gestiscono l’economia, gli appalti e i finanziamenti. L’apoteosi sarà quando Mitidieri a favore di De Filippo compie il “beau geste” di dimettersi da presidente del Consiglio regionale determinando l’ascesa del nuovo cavallo di razza che da area sud farà mangiare molta polvere agli altri. Mitidieri sarà ben ripagato. Nel 2005 prende in consegna Acquedotto lucano, la cassaforte di voti e denaro del Partito regione, incarico che sarà rinnovato senza dissenso nel 2008 e senza che nessun sindaco di centrodestra avesse nulla da opporre. E qui torna il paragone con Cuccia. Mai un’intervista. Solo comunicazioni ufficiali affidate alle redazioni. Il dietro le quinte sono rapporti istituzionali privatissimi e curati. Grandi pranzi a Napoli, nella sua villa calabrese di Cirella, in ristoranti lucani chiusi per l’occasione con gli autisti fuori ad aspettare mentre a tavola, lui, esperto anfitrione, determinava nuovi equilibri e decisioni decisive, oppure esercitava l’arte della promessa personale che tutto deve cambiare e che fa restare le questioni in eterno equilibrio. E’ stato un esponente di spicco di quel tavolino ristretto che ha scritto la storia degli ultimi quindici anni della Basilicata. All’interno di Acquedotto lucano ha avuto un rapporto affettuoso e familiare con tutti i dipendenti, mostrando un lato umano molto forte, tipico della sua generazione. Il caso e forse l’ingegno pure hanno determinato che il suo figliolo sposasse qualche mese fa la figlia di Gianni Pittella determinando una Dinasty degna di un serial di potere. I suoi più stretti ufficiali di collegamento in tempi recenti sono stati Massimo Carcuro e Ludovico Rossi che per l’uomo avevano una sorta di tensione filiale e appassionata. L’ultimo atto di Mitidieri, il 3 novembre scorso, è rivolto al mondo delle imprese. In una fase di crisi dell’economia, in cui anche l’accesso al credito è sempre più problematico ed oneroso, ha voluto assicurare liquidità alle imprese appaltatrici, con l’immediato pagamento delle pendenze con le aziende creditrici. Per questa operazione, Acquedotto Lucano ha attivato essa stessa una linea di finanziamento con un istituto di credito, in modo da poter erogare pagamenti fino a 25 milioni di euro. Mitidieri, con la sua profonda conoscenza del mondo bancario, presso le quali riscuoteva grande fiducia, aveva dato una risposta da Cuccia a chi ne aveva messo in discussione il suo vertice. Non sono riusciti ad abbatterlo. E’ uscito di scena da vincitore. Anche a causa delle condizioni di salute, Mitidieri si apprestava a lasciare la carica (proprio in queste ore si sarebbe dovuta tenere la riunione del Cda per stabilire la data per l’elezione dei nuovi organi societari). Un protagonista della vita pubblica. Come Enrico Cuccia ha dimostrato di possedere capacità manageriali, intuito politico e senso delle istituzioni ben dosato all’orizzonte di garantirsi posizioni di potere personale e di accrescimento di una già considerevole ricchezza. Lavorando nell’ombra ha contato molto nel sistema bancario meridionale. Ad Egidio Mitidieri, fatto salva la retorica post mortem che ci aspetta per le prossime ore, in molti riconoscevano qualità umane e una generosità paternalistica di vecchio stampo. Con la sua morte si chiude un’epoca. Mancherà a molti.

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