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«O SI è in pericolo o non si è; e se si è bisogna essere coerenti e non dar luogo a barzellette». È quanto afferma Adriana Musella, presidente del coordinamento nazionale antimafia Riferimenti, che fa sapere di essere intenzionata a rinunciare alla scorta assegnatale dallo Stato ritenendo il provvedimento «poco serio» e denunciandolo come «una presa in giro». A Musella, a seguito di minacce di morte, è stato assegnato un servizio di tutela entro i confini regionali.  

 «Non si può essere protetti a metà – sostiene Musella – e su condizione, non c’è ragione di spreco di uomini e risorse per una protezione di facciata e non sostanziale. Si arriva all’assurdo di farmi scortare fino ai confini della Calabria, dove la tutela scompare e vengo lasciata in piena solitudine o di farmi scortare fino all’aereo e alla città di arrivo ritrovarmi da sola. Sono soggetta a continui spostamenti ed ho, oltretutto, domicilio anche nella mia città natale che è Salerno. Mi chiedo, a questo punto, se non sia ridicola una protezione simile visto e considerato che se qualcuno volesse ammazzarmi, potrebbe farlo indisturbato, restando io senza alcuna protezione fuori regione».   La presidente di Riferimenti denuncia, inoltre, che la sua abitazione a Reggio Calabria «è priva di una zona rimozione, così come la sede dell’associazione lasciata senza nessuna misura di sicurezza, neanche una telecamera».   Musella definisce lo Stato italiano «responsabile della sua incolumità, qualora le minacce ricevute dovessero concretizzarsi» e rileva di «avere esposto la situazione, quasi un mese fa, senza che niente sia accaduto». 

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