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VENOSA – Il giorno 21 gennaio 2011 si è svolto nell’aula magna dell’ITGC “E. Battaglini” un incontro organizzato dalle scuole di Venosa. Il convegno, intitolato “ “per non dimenticare. La memoria in gioco”“ ha visto la partecipazione,come relatore principale, del prof. Paolo Apolito, docente di antropologia all’Univerisità Tre di Roma. L’incontro, cui hanno partecipato le classi terminali delle scuole elementari, medie e superiori della città oraziana, si proponeva di avvicinare in modo diverso i ragazzi al tema della shoah. Le capacità del prof. Apolito di interagire con i giovani ha fatto sì che l’incontro di circa 2 ore si sia svolto in maniera piacevole ed estremamente interessante con continui interventi del pubblico che ha accompagnato con frequenti applausi ed anche risate tutto il corso dei lavori. “Forse un tema così drammatico come quello della shoah-riferisce il prof. Laconca della scuola media “De Luca”- avrebbe richiesto, secondo qualcuno, un tono più dimesso e serioso, ma la grande capacità del docente è stata proprio quella di far capire alle nuove generazione, quella dell’hi tech , abituata alla realtà virtuale dei videogames e ai reality televisivi, ciò che è avvenuto nel passato utilizzando un linguaggio attuale e loro vicino. Ricordare il passato per evitare il verificarsi in futuro di situazioni analoghe, è proprio questo ciò che si è voluto far capire ai presenti”. La prof.ssa Anna Serchisu, del Liceo Classico, sede staccata di Lavello ha aggiunto: “ . Il professore ha voluto così far riflettere sui significati circa l’identità e la memoria che ciascuno di noi serba attraverso la storia della propria famiglia. Questo percorso, incomprensibile ai più piccoli, fin troppo scontato per i più grandi, è servito da premessa a ben più importanti spunti di riflessione. Condannare una persona non colpevole di nulla e addirittura un intero popolo o etnia per la sola appartenenza ad un credo religioso o per il colore della pelle, è motivo di vergogna ora come allora. Già, ora, quando facilmente siamo portati a condannare sull’onda di ingiustificati pregiudizi chiunque giunga in Italia. I neri sono ladri, i musulmani sono terroristi nello stesso modo come i napoletani sono sporchi o i siciliani sono mafiosi. Memoria significa non solo ricordare che sei milioni di ebrei, senza contare omosessuali, testimoni di Geova o generici asociali , sono morti nei campi di sterminio tedeschi, ma che il genere umano è pronto a commettere nuove e sempre più gravi atrocità, tanto facilmente è capace di dimenticare. L’identità e la dignità umana, così tanto calpestate durante la Shoa, sono da difendere, sempre e comunque, cominciando con l’accogliere l’altro, condannando solo chi si rende meritevole di una pena e non chi è innocente e ha solo la colpa di essere nato nel luogo e tempo sbagliati.
Evidentemente l’intervento del prof. Apolito, così sconcertante all’inizio, ha avuto il merito se non di aggiungere niente di più di quanto non fosse già noto ai più grandi, ha offerto una prospettiva di lettura diversa al Giorno della memoria. Ma se il percorso compiuto dal docente è assolutamente apprezzabile, visto il pubblico cui si rivolgeva, va detto che in un’occasione futura va necessariamente evitata la stridente eterogeneità. Consiglio, infatti, di tener conto delle fasce d’età che hanno vari sia i prerequisiti che la sensibilità. Perché un qualsivoglia incontro abbia successo occorre calibrare mittente e destinatario per evitare di rendere inutile o incomprensibile il cosa si dice o il come.
Lorenzo Zolfo

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