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APPRODERÀ oggi in consiglio regionale la questione della Sider. Il presidente Marcello Pitella dovrà relazionare sullo stato della situazione ma soprattutto dovrà affrontare il tema spinoso legato al reperimento dei fondi per garantire un sostegno al reddito ai lavoratori. Domani, poi, dovrebbe tenersi domani l’incontro tra i  vertici della Sider e la rappresentanza sindacale interna allo stabilimento che, lo scorso primo agosto, si era concluso con un nulla di fatto.  Al centro del vertice le forme di sostegno al reddito (stipendi o ammortizzatori sociali) dei 250 lavoratori dell’ex Ferriera, che dopo il sequestro sono stati messi in libertà. Messa in libertà che non prevede alcun sostegno economico.

Tutto comunque rimane anche legato a doppio filo dall’esito delle due nuove istanze presentate dai legali della Pittini. La prima relativa al dissequestro  di un’altra parte dello stabilimento. La seconda, invece, sul dissequestro totale dopo i primi interventi – interventi che dovrebbero terminare domani – per ridurre le emissioni nell’aria dei fumi nocivi. Si spera che si trovi una soluzione che consenta  ai 250 dipendenti di potere accedere a una qualche forma di sostegno al reddito fino a quando non potranno tornare al lavoro. 

E sulla vicenda della Sider si registra la presa di posizione del coordinamento regionale del “Centro democratico” che stigmatizza quanti, oggi, hanno «dimenticato il contesto storico dell’area circostante» lo stabilimento.

«Nella vicenda della Siderpotenza  alcuni elementi sono sfuggiti all’attenzione della dirigenza politica regionale e comunale e della opinione pubblica più in generale». Questo in sintesi il giudizio emerso al termine dell’incontro incontro tra il segretario regionale di  “Centro democratico”, Luigi Scaglione,  e  i consiglieri comunali Fernando  Picerno e Pietro Campagna, dopo aver ascoltato alcune maestranze della Ferriera. «Intanto si tratta di un’azienda, quella gestita dalla Pittini, – ha fatto sapere Scaglione –  che gode del massimo credito anche e soprattutto nei rapporti intercorrenti con i lavoratori dell’azienda e con quelli, ancor più, dell’indotto (dai servizi esterni ai trasporti) che ne fa un unicum nel disastrato panorama delle aziende metallurgiche». Inappropriato poi il «paragone  con l’Ilva di Taranto». Il tema dell’inquinamento «caro a tutti e ancor più agli stessi operai, evocato come spettro dei mali di una città e della sua gente, va, a nostro avviso, contestualizzato con gli anni intercorsi tra l’insediamento della  fabbrica e le successive mutazioni dell’area circostante».

Senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria è da considerarsi positiva « la volontà acquisita da tempo da parte dell’azienda  di investire in termini di sicurezza e di antinquinamento».

L’auspicio del coordinamento regionale del “Centro democratico” è che ci siano «tempi rapidi e  impegni precisi della Regione Basilicata, sul progetto di delocalizzazione che comporta investimenti ma anche attenzioni mirate e  da cui non si può e non si deve derogare per evitare proprio che si perdano  posti di lavoro» e pertanto «chiederemo al nostro capo gruppo in Consiglio, Nicola  Benedetto, di sostenere ancor più questa tesi che già il precedente Governo regionale  aveva avviato nel tavolo di discussione con il Comune partendo dal presupposto che l’azienda debba tornare subito al suo pieno ciclo  produttivo in condizioni ottimali dal punto di vista ambientale».

Scaglione, Campagna e Picerno vorrebbero poi sapere che «fine ha fatto lo studio  su un’altra forma di  inquinamento costante dell’area, ovvero quella legata al traffico veicolare sulla Basentana e ci auguriamo  che in questi giorni di chiusura del ciclo produttivo si sia proceduto ad  analizzarne i contenuti».

al.g.

a.giammaria@luedi.it

 

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