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di Leo Amato

UNA PATACCA costruita ad arte ma neanche tanto, se si dà retta alla replica stizzita dei due vicedirettori della Banca del Sempione inviata al legale che assiste Giuseppe Postiglione, l’avvocato Donatello Cimadomo. Non appena ha avuto tra le mani il documento consegnato agli inquirenti dallo storico braccio destro del patron dei rossoblù, per prima cosa Cimadomo ha scritto ai vertici dell’istituto di credito elvetico trasmettendone una copia digitale. «Banca del Sempione SA non ha mai scritto la lettera in questione» gli hanno risposto Peter Wust e Silvia Jehring. «Si tratta di un falso smaccato, sia materiale, sia ideologico». Una cosa per cui annunciano che verrà sporta denuncia penale contro ignoti.
Ignoti sono gli autori materiali della patacca, ma nell’udienza di ieri chi è finito sulla graticola è l’ex direttore generale del Potenza sport club, Pasquale Giuzio, che ha consegnato quel foglio in cui venivano indicati due presunti conti in svizzera del patron “Giuseppe Postiglione” durante un’interrogatorio con gli inquirenti della direzione distrettuale antimafia che si è svolto agli inizi di agosto.
«La carta intestata non corrisponde a quella in uso nel nostro istituto nel 2009, nè mai». Spiegano i vertici della svizzera Banca del Sempione. «Ermes Bizzozero, nostro apprezzato funzionario, non è mai stato gerente della succursale di Chiasso. La firma che compare in calce neppure assomiglia alla sua, che peraltro, secondo il regime di firma collettiva a due in vigore per tutte le banche svizzere, avrebbe dovuto figurare unitamente a un altro funzionario sotto la ragione sociale “Banca del Sempione SA”». Inoltre Wurst e Jehring chiariscono che «presso il nostro istituto nessun collaboratore ha nè ha mai avuto un numero operatore “321”». Insomma «i conti “Bonaventura03” e “Palma01” non esistono – oggi – nè esistevano nel luglio 2009». Quegli 850mila euro e rotti più una somma imprecisata «stante la maggiore complessità ed articolazione di questo rapporto» – così diceva il documento smentito da Banca del Sempione – non sarebbero mai esistiti.
La domanda successiva viene da sè. Chi ha prodotto il falso che Pasquale Giuzio dice di aver trovato nell’ufficio di Postiglione? Sarà sincero l’ex dg del Potenza sport club quando parla dei soldi che il patron portava all’estero al culmine della sua parabola sportiva e imprenditoriale?
Sempre ieri, nella prima delle tre udienze fissate dal gup Rosa Larocca per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio per i 19 imputati della calciopoli rossoblù, si è rivisto anche il primo dei grandi accusatori di Postiglione. Antonio De Angelis, come Giuzio, era un collaboratore del Potenza sport club. Si occupava delle giovanili, ma da un certo punto in poi sarebbe entrato in contrasto col presidente che lo ha allontanato dalla società. Così si è presentato dagli investigatori e ha consegnato le copie delle ricevute delle scommesse che avrebbe giocato per conto di Postiglione, con l’indicazione di una serie di partite che sarebbero state combinate dai referenti romani del giovane patron. Sulla questione già nelle scorse udienze l’avvocato Cimadomo ha affermato che alla centrale scommesse non risultano puntate anomale. Ieri mattina i legali di Antonio De Angelis hanno chiesto di patteggiare con l’accusa la pena per il loro assistito, che è accusato a sua volta di frode sportiva e violenza privata per gli scontri di Potenza-Gallipoli del 6/4/2008. Il pm ha dato parere favorevole, ma il gup Larocca scioglierà la sua riserva solo alla fine delle prossime due udienze.

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