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Nelle motivazioni della sentenza che impone il pagamento del dovuto ai dirigenti rossoblù, la Commissiore tributaria regionale di Catanzaro sostiene che c’è continuità d’azienda tra il Cosenza calcio 1914, la Fortitudo Cosenza Srl, il Rende calcio Srl, e il Rende Football Club. Una continuità data dalla “medesima persona giuridica” tra Cosenza calcio 1914 e Rende calcio Srl. E con la continuità della ragione sociale c’è quella dei sospesi venuti alla luce grazie alle indagini della Guardia di Finanza eseguite dal 2004 al 2008 sui movimenti finanziari della società che ha cambiato quattro volte nome. Si tratta, secondo i giudici e gli investigatori di gravi inadempienze risalenti alla stagione 2000/2001, e relativi al 2001, 2002, 2003 e 2004 che hanno causato maggiori imposte dovute, sanzioni pecuniarie e relativi interessi. La Commissione Tributaria regionale della Calabria di Catanzaro, ha definito la società “evasore totale”. Una situazione finanziaria, dalla quale, secondo i giudici, la società, in riferimento al regime forfettario per chi non superava i 360 milioni di lire di proventi, “per gli esercizi 2001/2002 non risulta aver presentato la dichiarazione annuale, oltre a non aver osservato alcun obbligo contabile”. Ma non solo, agli atti ci sono anche “omessa istituzione delle scritture contabili obbligatorie, omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali, ritrovamento di 46 fatture emesse non registrate e non dichiarate, 13 fatture emesse registrate ma non dichiarate, conseguimento di somme rilevate dalle distinte d’incasso”. Tutti debiti con l’Agenzia delle Entrate che sono ricaduti sulla dirigenza del Cosenza calcio 1914 alla quale, è stato consegnato, un “pacco” completo. Titolo sportivo, oggetto sociale, capitale, e, appunto, debiti e inadempienze; apetti non tenuti in conto da chi ha perfezionato il passaggio di denominazione da Rende calcio Srl a Cosenza calcio 1914 Srl.
E forse da questo si capisce il perché delle enormi difficoltà di accordo tra soci, e aspiranti soci e presidenti in cui ci si è imbattuti in casa rossoblù nei mesi scorsi. Una lettura che, però, viene rigettata da Giorgio Sganga, il commercialista difensore del Cosenza nella vicenda seguita agli accertamenti della Finanza. «Il Cosenza non interessava più non per queste pendenze – ci dice Sganga – sulle quali, va ribadito, non si ravvisano colpe delle varie dirigenze che si sono susseguite alla guida della società cosentina. Nè la dirigenza Paletta, nè quella Carnevale, e neanche quella Pagliuso c’entrano nulla. Nessun tipo di sentenza, comunque avrebbe cambiato la sorte del Cosenza, visto il disinteresse che ho potuto registrare. A numerose mie richieste di interventi o ingressi nessuno ha mai risposto». Sulle cifre che sono state contestate e che, ora, i giudici della Commissione Tributaria regionale hanno addossato ai responsabili del Cosenza calcio, Sganga parla solo di «svariati milioni di euro». Intanto il 5 ottobre amministratore unico del 1914, Funari, terrà l’assemblea dei soci. All’ordine del giorno anche la liquidazione della società.

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