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PIZZABO: da Matera alla Germania passando per Bologna. Rocket Internet, la holding tedesca che ha comprato lo scorso febbraio la società fondata a Bologna dal materano Christian Sarcuni, ha comunicato i dati ufficiali dell’ultimo anno in cui ha precisato che PizzaBo è stata comprata per 51 milioni e 271mila euro: è quanto si legge nella sezione Foodmakers News del sito StartupItalia!, punto di riferimento nel mondo dell’innovazione. «Il fondatore di PizzaBo, oggi HelloFood Italia, è stato premiato come migliore startup del food da Marco Gualtieri di Seed&Chips durante l’open summit di StartupItalia! ed era nella nostra lista delle migliori dieci startup dell’anno», aggiunge il portale.

Il gruppo tedesco, maggiore investitore europeo nell’universo delle startup, ha acquisito il mercato di PizzaBo, che poi ha cambiato nome in HelloFood caratterizzandosi come leader nella consegna di cibo a domicilio (la cosiddetta “food  delivery”), mercato in continua espansione grazie alla disintermediazione sempre più stile di vita.

«Mi dispiace che la nostra startup, una startup di pizze, oggi non sia più italiana», aveva commentato il 30enne quando in primavera si diffuse la notizia dell’acquisizione.

Laureatosi a Bologna in tre anni con il massimo dei voti in Scienza di internet, Sarcuni, figlio di due impiegati statali, appena dopo la laurea (era il 2009) aveva creato l’originalissima app che permetteva di ordinare le pizze da casa: in pochi anni è passata dai 60mila ordini gestiti nel 2010 ai quasi 2 milioni nel 2014.

Negli anni, l’applicazione ha abbandonato sempre più la propria connotazione puramente felsinea per aggredire il mercato di tutta Italia, con riferimento alle città universitarie come Pisa, Padova, Parma, Ferrara e Milano.

In un certo senso l’idea era stata “incubata” proprio in ambiente accademico ma sulla sponda degli studenti più che dei docenti: in paticolare, PizzaBo è nata nella stanzetta di un gruppo di fuorisede dopo che «tornando a casa una sera – ha raccontato Sarcuni qualche mese fa a Riccardo Luna su Repubblica – vidi la casella della posta intasata di volantini: erano tutte offerte per consegna di pizze a domicilio. Mi dissi: ci deve essere un modo migliore per farlo».

Il «modo migliore», Christian lo concepisce pensando a un servizio di prenotazioni online, in origine rivolto agli studenti ma da subito utilizzato senza distinzioni di età, ceto sociale e altro: chiama Livio Lanfranchi, suo coetaneo e concittadino che si occupa di marketing: Livio va letteralmente a bussare porta per porta alle pizzerie di Bologna. «All’inizio ci prendevano per pazzi», hanno raccontato i due a Ballarò, che quest’anno ha dedicato loro un servizio per raccontare l’Italia che ce la fa. A Riccardo Luna, che con Next sta dando protagonismo alla generazione degli innovatori e ha parlato di PizzaBo anche a The Innovation Game su RepubblicaTv, Sarcuni ricorda come nel «2009 ero alla ricerca di un lavoro, non volevo finire a fare lo sviluppatore, cercavo qualcosa di mio».

Una buona idea ed ecco che anche un neolaureato può diventare artefice del proprio successo. L’acquisizione da parte di Rocket Internet conferma che un’intuizione all’apparenza “semplice” ha funzionato, forse proprio per la vasta diffusione del target cui si riferisce. E poi ci sono i numeri: per ogni “prodotto” che ha a che fare con l’immaterialità dell’innovazione e del web, un lustro è un’eternità; e l’anno che si chiude è stato, per Christian e Livio, quello dell’allargamento della rete delle pizzerie collegate al sistema in altre 20 città: a maggio è toccato a Roma, poi avanti con le assunzioni e con un importante ampliamento dei prodotti consegnati a domicilio – non soltanto pizze, ma anche kebab, cinese, sushi e gelato senza tralasciare la platea dei clienti di ristoranti. «Gestiamo gli ordini e incassiamo una percentuale, naturalmente la cosa funziona solo se i volumi sono alti», hanno spiegato i due. E nel frattempo le città entrate nell’orbita di HalloFood sono aumentate in maniera esponenziale, anche al di fuori delle sedi universitarie: Bari, Palermo, Perugia, Reggio Emilia, Torino, Firenze, Napoli, Pescara, Trento, Chieti, Genova, Pavia, Siena e Verona.

L’accordo con i tedeschi prevede che i due giovani di Matera lascino la società tra due anni. «A 31 anni andrai su un’isola di nababbi?», aveva chiesto Luna allo startupper lucano. «No, impossibile – aveva risposto lui –. Farò un’altra startup. E mi piacerebbe aiutare i più giovani, vorrei diventare un angel investor».

e.furia@luedi.it

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