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REGGIO CALABRIA – Anche una storia “a luci rosse” ha aiutato la polizia italiana a stroncare la pericolosa alleanza Cosa Nostra americana-‘Ndrangheta calabrese per il traffico di droga, che ha portato oggi agli arresti in Italia e Usa.
Il pericoloso boss di Cosa Nostra a New York, Frank Lupoi, l’estate scorsa, decide di venire in Italia. La polizia italiana che, insieme al Fbi, da tempo ha “attenzionato” i legami tra i Gambino e le famiglie criminali calabresi Ursino e Simonetta, si mette sulle tracce del boss, sicura di scoprire nuovi particolari e prove del sodalizio. Lupoi, invece, è venuto in Italia con la sua amante polacca raccontando alla moglie calabrese, lasciata in America, che era in Italia per ‘lavorò, per coltivare rapporti sempre più stretti con la ‘Ndrangheta.
La storia, ascoltata dagli uomini dello Sco che da due anni intercettano i protagonisti del sodalizio fornisce comunque elementi utili alle indagini. “Indagini lunghe e complesse – spiega da New York Andrea Grassi, direttore della divisione crimine organizzato dello Sco all’Ansa – che sono partite oltre due anni fa e hanno avuto anche dei momenti di crisi, come quando in Malesia fu sequestrato un carico di 80 chili di cocaina destinata al porto di Gioia Tauro, un trasporto che doveva servire a testare l’organizzazione del traffico. L’obiettivo infatti – aggiunge Grassi – era il trasferimento di un carico di 500 chilogrammi di cocaina per un affare di oltre 5 milioni di euro”.
Il sodalizio tra mafia americana e la criminalità organizzata calabrese, che godeva di coperture da parte di piccole imprese locali a Gioiosa Ionica che fingevano di importare ananas e cocco in scatola, “dimostra – spiega ancora Andrea Grassi – la grande e pericolosa autorevolezza della ‘ndrangheta nel mondo”.

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