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VENOSA – A preti che, per difendere i loro privilegi, contrastavano l’applicazione del Concilio di Trento, un vescovo illuminato di Venosa rivolgeva l’invito di occuparsi della cura delle anime e non dei propri interessi. A fornire l’occasione per una riflessione approfondita su questi temi la presentazione del volume, di don Michele Cavallo, “Chiesa e società” che si è tenuta nella sala del Trono del castello Pirro del Balzo. Il libro contiene parte degli atti del Sinodo diocesano celebrato nella cittadina oraziana dall’ 11 al 13 maggio 1614 dal vescovo di Venosa Andrea Perbenedetti. Un’opera preziosa che apre una finestra su un mondo poco conosciuto e alza il velo dell’oblio caduto su aspetti importanti della vita di 400 anni fa. Con certosina pazienza e con la passione dello studioso, l’autore del volume ha messo insieme i vari tasselli di valori, atteggiamenti, comportamenti, contenuti nei divieti e nelle prescrizioni degli atti sinodali per offrire al lettore un quadro generale della vita sociale e religiosa della Venosa del 600. A fornire la chiave di lettura degli atti sinodali è stato lo stesso autore del volume : “Abbiamo voluto offrire spunti di riflessione – scrive don Michele nel saggio introduttivo – sulla storia della Chiesa di Venosa impegnata nel complesso processo di riforme, definito dal concilio di Trento di alcuni anni prima”. L’opera è infatti una fonte inesauribile di notizie, ricca di informazioni su usi, costumi, tradizioni che caratterizzavano la vita degli inizi del 1600. Spunti che gli illustri relatori hanno sviluppato per mettere in evidenza la figura del vescovo Perbenedetti . «Don Michele ha riscoperto un vescovo a noi sconosciuto, che era animato dalla passione di portare a Venosa lo spirito del Concilio di Trento – ha Gianfranco Todisco, vescovo di Melfi – Prima i vescovi si dedicavano a tutto tranne che alla cura delle anime». Affascinato dalla mole di lavoro svolto dal vescovo Perbenedetti per dare attuazione al Concilio di Trento, Giuseppe Maria Viscardi, dell’Università di Salerno, ha definito «imponente» quel Sinodo celebrato a Venosa. A fornire le coordinate per inquadrare il contesto del Sinodo e dell’opera del vescovo Perbenedetti è stato Antonio Lerra. Ad aprire squarci di vita di 400 anni fa una domanda : come mai lo spirito tridentino non attecchì subito ? «L’impegno ad applicare il Concilio era fortemente contrastato sul campo dall’interno stesso della Chiesa, da associazioni locali di preti classisti, che gestivano beni comuni e non volevano perdere privilegi – ha sottolineato Lerra -Il vescovo Perbenedetti richiamava questi preti, invitandoli a curare le anime e non le rendite patrimoniali». Insomma, il volume di don Michele Cavallo contribuisce al recupero della memoria storica.

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