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SI intitola “Il sì di Viggiano nella terra dei no” il reportage pubblicato nell’ultimo numero di Panorama dalla valle del petrolio lucano. Con tanto di sottotitolo sul «paesino della Basilicata» che ha accettato le trivelle per estrarre l’oro nero che c’è sotto la sua terra (…) Ma non aveva fatto i conti con gli ambientalisti e con le inchieste della magistratura.

Durissimo l’attacco del suo autore, Carlo Puca, al «potentissimo quadrilatero dei cosiddetti No-Triv (no-trivelle): la quasi totalità degli ambientalisti, un pezzo importante di giornalismo nostrano, molti politici e singoli pubblici ministeri».

Puca li accusa di minacciare la “Terra dei sogni” (virgolette e maiuscolo nel testo originale), dove «la disoccupazione è prossima allo zero, le tasse locali sono abolite e il bonus-bebè arriva fino a 5 mila euro». Un «luogo fatato», secondo il giornalista napoletano, per le tante altre cose belle realizzate grazie alle royalty intascate dai comuni petroliferi e della Regione. Quindi grazie ai soldi di compagnie petrolifere come l’Eni, che assieme alla Regione soltanto la scorsa estate ha finanziato anche il tour di 4 giorni di “Panorama Italia”, organizzato a Matera proprio dal settimanale Mondadori.

Puca denuncia la disinformazione sugli effetti delle estrazioni alimentata dal «quadrilatero» No-Triv. In più se la prende con i pm dell’Antimafia di Potenza, accusati di indagare su temi già «altre volte archiviati», e di ipotizzare reati come il traffico di rifiuti dal Centro oli dell’Eni, senza provvedere a sequestrare l’impianto perché «nemmeno loro credono all’inchiesta». Ma aprirebbero fascicoli come «atto dovuto. A chi non è dato sapere».

Infine, ed è un’affermazione del tutto immeritata, Puca accusa i magistrati di aver diffuso «nomi, cognomi, foto e indirizzo» dei 37 indagati dell’inchiesta sul Centro oli («gran parte semplici impiegati senza alcun potere decisionale»), poi «marchiati con la scritta “Wanted” dai soliti frequentatori dei social network». Le parole riecheggiano il comunicato della compagnia di San Donato all’indomani dell’ultimo blitz dei carabinieri nell’impianto di Viggiano. Ma il giornalista aggiunge una chiosa in cui parla di «un invito» ad andare «a prenderli a casa uno ad uno, sono loro gli untori che diffondono il tumore tra i vostri cari…»
Quali siano le foto diffuse non lo scrive. Come pure che i nomi dei 37 indagati fossero inseriti in un avviso già notificato ai diretti interessati perché potessero compiutamente esercitare il loro diritto di difesa. Però riporta le rassicurazioni del responsabile sud della compagnia del cane a sei zampe, Enrico Trovato (ieri era a Potenza per la firma del Patto per il gas, ndr) che esalta la tecnologia del Centro oli «insieme all’altra nostra priorità: la sicurezza dei lavoratori».

Perché «se il Centro olio di Viggiano fosse fuorilegge, lo sarebbero tutti gli altri nel mondo». Come se ogni impianto del genere fosse uguale all’altro.

l.amato@luedi.it

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