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nando Irene di Vicolo Cieco (dal bog ilcuoreingola.it)
 La cialledda fredda, conosciuta anche come “colazione del mietitore” perchè appunto veniva preparata dai braccianti che si apprestavano a una giornata di lavoro duro nei roventi campi di grano di luglio, è un piatto prettamente estivo, rinfrescante e leggero. In molte case materane, pur essendo passato più di mezzo secolo da quando il lavoro di mietitura è stato meccanizzato e non si svolge più a mano – utilizzando falce e attrezzo di canne per proteggere le dita dai tagli e dalle abrasioni dei fusti secchi del grano, è consuetudine aprire le giornate più calde dell’estate consumando la versione base di questo piatto, in un rituale conciliatore con la vecchia cultura contadina ormai lontana ma mai del tutto dimenticata.
Di una semplicità e di un sapore antico, la cialledda fredda è l’emblema della città di Matera e della cultura rurale che per secoli ha impregnato questa città. A base di pane raffermo, e dal costo irrisorio, riporta indietro nel tempo chi ha vissuto l’estate nelle aie delle masserie e nei campi, tra duro lavoro e ritmi in accordo con le stagioni. 
Ingredienti 
300 – 400 g di pane di Matera raffermo 
4 pomodori grandi maturi 
un cucchiaio di origano secco 
olio extra vergine di oliva 
sale q.b. 
mezza cipolla materana (facoltativa) 
una manciata di olive materane (dette anche tarantine), facoltative 
basilico in foglie (facoltativo)
Preparazione “Cialledda fredda”
Come primo passaggio mettere a mollo in acqua fredda il pane raffermo tagliato a pezzi irregolari.
Nel frattempo che il pane si ammorbidisce lavare i pomodori, privarli della parte dura sotto il picciolo, e tagliarli in spicchi.
Salare e condire con un filo d’olio i pomodori, e scolare il pane strizzandolo leggermente, posizionandolo nel piatto da portata, possibilmente bello largo e un po’ fondo.
Condire anche il pane con sale e olio, ed aggiungervi i pomodori, mescolando delicatamente per non farlo rompere eccessivamente visto che è morbido.
Cospargere generosamente con l’origano e lasciare riposare un paio di minuti, dopo di che si può mangiare, questa è la versione base della cialledda fredda.
Questa versione base era il cibo “fast food” dell’epoca della vita nei Sassi, si poteva preparare ovunque si trovasse un po’ d’acqua fresca, qualche pomodorino e del pane duro, oltre all’origano che non mancava mai, ce n’era sempre un mazzolino appeso a disposizione. Se però la situazione lo permetteva, ed erano disponibili anche altri ingredienti locali, si poteva ambire anche alla versione “ricca” (e sottolineo la parola, per far capire che solo pochi decenni fa avere una cipolla e due olive a disposizione era considerato quasi un lusso!).
Bisognava quindi tagliare finemente una mezza cipolla materana, di cui purtroppo sono rimasti ormai solo quattro produttori per giunta anziani a coltivarla, che è dolcissima e succosa, e aggiungere una manciata di olive di quelle amarognole conosciute come tarantine (o materane).
Si finiva il piatto aggiungendo qualche foglia di basilico e mescolando nuovamente sempre in maniera delicata prima di servire.

Questa è la ricetta della Cialledda fredda, piatto tipico di Matera, proposta per Natale da Nando Irene, anima della salsamenteria Vicolo Cieco. La ricetta è tratta dal bog ilcuoreingola.it.

 

INGREDIENTI

300 – 400 grammi di pane di Matera raffermo

4 pomodori grandi maturi 

1 cucchiaio di origano secco 

olio extra vergine di oliva

sale q.b. 

mezza cipolla materana (facoltativa) 

una manciata di olive materane (dette anche tarantine), facoltative 

basilico in foglie (facoltativo)

PREPARAZIONE

Come primo passaggio mettere a mollo in acqua fredda il pane raffermo tagliato a pezzi irregolari.

Nel frattempo che il pane si ammorbidisce lavare i pomodori, privarli della parte dura sotto il picciolo, e tagliarli in spicchi.

Salare e condire con un filo d’olio i pomodori, e scolare il pane strizzandolo leggermente, posizionandolo nel piatto da portata, possibilmente bello largo e un po’ fondo.

Condire anche il pane con sale e olio, ed aggiungervi i pomodori, mescolando delicatamente per non farlo rompere eccessivamente visto che è morbido.

Cospargere generosamente con l’origano e lasciare riposare un paio di minuti, dopo di che si può mangiare, questa è la versione base della cialledda fredda.

Il tocco in più della ricetta:

«Questa versione base era il cibo “fast food” dell’epoca della vita nei Sassi, si poteva preparare ovunque si trovasse un po’ d’acqua fresca, qualche pomodorino e del pane duro, oltre all’origano che non mancava mai, ce n’era sempre un mazzolino appeso a disposizione. Se però la situazione lo permetteva, ed erano disponibili anche altri ingredienti locali, si poteva ambire anche alla versione “ricca” (e sottolineo la parola, per far capire che solo pochi decenni fa avere una cipolla e due olive a disposizione era considerato quasi un lusso!). Bisognava quindi tagliare finemente una mezza cipolla materana, di cui purtroppo sono rimasti ormai solo quattro produttori per giunta anziani a coltivarla, che è dolcissima e succosa, e aggiungere una manciata di olive di quelle amarognole conosciute come tarantine (o materane). Si finiva il piatto aggiungendo qualche foglia di basilico e mescolando nuovamente sempre in maniera delicata prima di servire.»

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