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COSENZA – Erano accusati di aver raggirato la legge 104, beneficiando illecitamente dei relativi benefici. Il gup Livio Cristofano, del tribunale di Cosenza, li ha assolti tutti e ventiquattro, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Disattesa la richiesta della Procura bruzia, che aveva invece chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli indagati, in gran parte cosentini, gravitanti nel mondo della scuola. Erano accusati di falso ideologico. Secondo l’originario capo di imputazione avevano cioè dichiarato, al fine di ottenere l’assegnazione di incarichi vicino al luogo di residenza, di assistere in modo “costante e assiduo” genitori, nonni e nipoti con problemi di invalidità. In realtà questi ultimi – ha sostenuto l’accusa – erano già accuditi da altri congiunti, in alcuni casi da badanti, o in case di riposo. Secondo la procura in tutti e ventiquattro i casi presi in esame non sussisteva dunque “il presupposto della effettività dell’assistenza”. Così facendo, oltre ai rispettivi dirigenti scolastici, gli indagati – sempre a detta della pubblica accusa – avrebbero tratto in errore l’Ufficio scolastico provinciale, che ha loro riconosciuto il diritto di scegliere la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio e di non essere trasferiti, senza il loro consenso, ad altra sede. Di diverso avviso, però, il gup, che ha emesso la relativa sentenza di non luogo a procedere. Nessun raggiro alla 104, dunque. I ventiquattro indagati hanno ottenuto in modo lecito i benefici previsti dalla legge. Ovviamente soddisfatta la difesa: «L’inchiesta – hanno commentato a caldo alcuni penalisti – è stata cestinata».

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