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di ROBERTO CASTAGNA *
Il direttore Cosenza ci sta abituando a delle interessantissime iniziative e quella intitolata “Tre foto e una mimosa” sicuramente lo è.
La UIL Calabrese la sposa in pieno, convinta che anche partendo da quel che può sembrare un debole dibattito si possa giungere ad una spinta in favore di un’emancipazione più robusta in favore delle donne e che si possa trovare in questo dibattito una rinnovata energia e, quindi, il cambiamento auspicato.
Lea, Maria, Concetta e Giuseppina sono ormai simboli a cui vogliamo accomunare le tante madri, spose, figlie di uomini vittime della ‘ndrangheta e che ancora, struggentemente, attendono il loro ritorno. Assieme a tutte queste donne, la Calabria è vedova e orfana di tanti suoi figli ed è essa stessa vittima della ‘ndrangheta e, pertanto, occorre che l’intero popolo Calabrese impugni l’aratro di una rinnovata voglia di giustizia ed il piccone che abbatta quel muro che ormai percepiamo netto intorno a noi, costituito dall’indolenza, dalla superficialità e dalla complicità interessata di quella zona grigia che come un magma confonde e invischia il bene col male.
Siamo convinti che il Sindacato, accomunando tra loro tanti uomini e tante donne, abbia un ruolo in tutto questo e sempre di più spingere affinché le politiche del lavoro siano sempre più indirizzate all’affrancamento economico della donna. Perché è la donna, che rimane purtroppo ancora l’anello debole, che inesorabilmente paga di più le crisi e le recessioni e sappiamo bene che soltanto con la sua indipendenza economica che essa può avere la possibilità di assumere scelte coraggiose, di liberarsi dai vincoli che la imprigionano come catene pesanti da sopportare.
Il nostro programma di portare ai tavoli della concertazione questi concetti, sicuramente, si avvarrà di quanto emergerà dall’attuale intenso dibattito.
*segretario generale Uil Calabria

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