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NELLO studio del Wwf, dal titolo “Cemento coast to coast – 25 anni di natura cancellata dalle coste italiane”, sui cambiamenti delle coste italiane nel corso degli ultimi due decenni la Calabria ha un suolo importante dato che da sola rappresenta circa il 19% dell’intera costa nazionale. La regione è circondata dal mar Tirreno e dal mar Ionio e con circa 780 KM di coste che corrispondono, per l’appunto, al 19% del totale delle coste italiane. Il Wwf ribadisce come il territorio regionale conservi una «varietà di paesaggi costieri difficilmente riscontrabili in altre regioni d’Italia», ma «se si esclude qualche sito di Importanza comunitaria vi sono pocchissime altre tutele, nessuna nel versante Tirrenico» e solo «l’area naturale marina di Capo Rizzuto e la riserva naturale Foce del Crati» sul versante ionico.

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Un patrimonio immenso che però non ha alcuna forma di tutela e anzi soffre l’azione dell’uomo in modo sconcertante con ben 25 punti critici segnalati dal Wwf. Si va dall’area costiera tirrenica nei pressi di Praia a Mare e dell’isola di Dino, dove l’organizzazione ambientalista ha individuato «residence, luna park e urbanizzazione diffusa in area a vincolo paesaggistico» all’area costiera rientrante nella zona di Pellaro a Reggio Calabria «caratterizzata da un sito di importanza comunitaria (Sic) e da una lussureggiante vegetazione» ma che oggi soffre per una «urbanizzazione a ridosso del sic e in un’area con vincolo paesaggistico». In mezzo c’è praticamente mezza calabria costiera. Per la maggior parte a minacciare secondo il Wwf l’ecosistema naturale sarebbero i numerosi insediamenti turistici disseminati sulla costa ma anche delle darsene (ossia specchi d’acuq artificiali utilizzati per l’ormeggio e la rimessa delle barche) e semplici insediamenti urbani e produttivi. Insomma la costa calabrese è una grande fonte di attrattiva per le sue bellezze paesaggistiche ma di questo passo rischia di venire cementata al punto che la sua bellezza potrebbe diventare un ricordo.

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