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di Pietro Scognamiglio

Gli è andata male, ancora una volta. Dopo aver vissuto il calvario del Potenza nella scorsa primavera Eziolino Capuano è entrato in un tunnel di negatività di cui non vede la luce. La sua Paganese ha detto addio alla Prima Divisione per uno scherzo della classifica avulsa, che la vede penalizzata a pari 32 punti con il Monza di Seedorf e il SudTirol battuto proprio domenica. Quel Monza grandi firme – secondo il Capuano pensiero – “trasformatosi nelle ultime giornate nel Barcellona quando sembrava una squadra di brocchi”. L’allusione, fin troppo chiara, è ai sorprendenti risultati positivi dei biancorossi lombardi contro l’Alessandria e il Como già salvo. I tre punti di domenica alla Paganese non sono bastati, visto che sarebbe servito un altro gol di scarto e soprattutto un risultato diverso dal pari in Monza-Ravenna. Lì dove, per utilizzare le parole di Eziolino, “non si sarebbero schiodati dall’1-1 anche se la partita fosse durata otto giorni”. Eppure quella di Capuano alla guida degli azzurrostellati è stata una rimonta non da poco, costruita a partire da un mercato di gennaio coi fiocchi, condotto in prima persona da allenatore manager capace di reperire fondi per rivoltare come un calzino un organico che lui stesso aveva definito “da oratorio”. Ed ecco arrivare gente come Gatti, Ferraro, Lepore e Urbano. Ma la scalata è nata anche sul campo, grazie alla solita maniacale applicazione difensiva che ha fruttato 726′ di imbattibilità del portiere Paolo Ginestra. Un quasi record interrotto il primo maggio dal gol di Buzzegoli dello Spezia, che espugnando il “Marcello Torre” ha interrotto la serie di sette risultati utili consecutivi che aveva galvanizzato la banda Capuano. Un sogno spezzato. Il resto è cronaca fresca. La penalizzazione del Ravenna per illecito non è tale da confinare i romagnoli all’ultimo posto e a 90′ dal termine la Paganese ha già un piede al piano di sotto. Un brutto colpo per l’allenatore che fino a dodici mesi fa si vantava di non essere mai retrocesso, perché anche a Potenza – se si fosse trattato di un campionato normale – sarebbe andato a giocarsi i play-out. Il repertorio però non cambia: “cadiamo in piedi – ha dichiarato a caldo – i suoi punti la Paganese li ha meritati con sudore e abnegazione, quelli di molte altre squadre sono punti rubati, scippati in un calcio dove non esistono regole. Nelle ultime 16 partite abbiamo fatto 22 punti, recuperandone 12 al Sud Tirol e 6 al Monza”. Il resto è solo spazio per il rammarico (“sono distrutto, nessuno ci ha regalato niente”) e come al solito di promesse, non del tutto inedite per chi lo conosce: “io ho la coscienza limpidissima – attacca – se il presidente Trapani mi dovesse chiedere di guidare la Paganese in prima categoria io rimango, perché non sono stato mai sconfitto”. Ma quella che si è appena chiusa per Eziolino è stata davvero una stagione nera: il ritiro estivo con il Messina in attesa di un ripescaggio dalla D in Seconda Divisione che non è mai arrivato, buona motivazione per chiudere la baracca. Poi la sfortunata e surreale parentesi di settembre in Belgio alla guida del Kas Eupen, durata solo tre giornate. Il ritorno nell’amata Pagani sembrava l’occasione giusta per un riscatto che non è arrivato. Ma ci scommettiamo, in estate sarà di nuovo toto-panchina. Con tanto di dichiarazioni d’amore eterno distribuite senza parsimonia. Ma nel grigiore dell’attuale Lega Pro, il campionato delle penalizzazioni e della burocrazia invadente, uno così almeno combatte la noia.

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