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POTENZA – Tutti i dati delle centraline dell’Eni che monitorizzano in continuo le emissioni dai camini del Centro oli di Viggiano, con un occhio particolare a quanto registrato durante l’ultima fiammata anomala. E’ quello che cercavano i militari del Noe dei carabinieri che ieri mattina hanno fatto di nuovo irruzione nell’impianto della compagnia del cane a sei zampe.

A firmare il decreto di perquisizione esibito dai carabinieri al comando del capitano Luigi Vaglio sono stati i pm della Direzione distrettuale antimafia lucana, che hanno disposto l’acquisizione di copia integrale delle informazioni memorizzate sia sui server che gestiscono in automatico le rilevazioni in loco, sia su quelli di una società di Potenza che si occupa della loro analisi.

GLI INDAGATI 

L’inchiesta è la stessa del blitz e degli avvisi di garanzia di febbraio, in cui risultano indagate per traffico di rifiuti 11 persone. Tra loro ci sono anche l’attuale responsabile della Divisione sud dell’Eni Ruggero Gheller e i vertici di Tecnoparco Valbasento, una società misto pubblico-privato nata per offrire servizi alle imprese dell’area di Pisticci. Inclusi i potentini Faustino e Michele Somma, padre e figlio – presidente di Confindustria Basilicata, e l’ex amministratore delegato di Sorgenia (gruppo De Benedetti) Massimo Orlandi.

Ma da allora le questioni allo studio degli inquirenti sembrano essersi ampliate. Tant’è vero che dalla gestione dei liquami di scarto prodotti dai processi che avvengono nel Centro oli, e smaltiti – in parte – nel depuratore di Tecnoparco (dall’altra parte della Regione), si è passati alle emissioni in atmosfera.

L’INCIDENTE

Il tema dei gas diffusi dai camini dell’impianto, che rappresenta a ben vedere l’infrastruttura fondamentale del programma di estrazioni in Val d’Agri, era tornato in evidenza il 13 gennaio a seguito di un incidente, che ha provocato l’avvio delle procedure di sicurezza. La fiammata prodotta dallo scarico improvviso del gas è stata visibile da diversi chilometri di distanza.

Colpa di un tecnico, secondo Eni, che era stato incaricato di riparare la linea del gruppo di continuità principale e ha attivato per sbaglio il sistema di chiusura di emergenza convogliando tutti i fluidi in transito all’interno verso la torcia.

«In nessun momento, nella giornata di lunedì, la sicurezza dei lavoratori e delle popolazioni interessate è stata esposta a qualsiasi forma di pericolo». E’ stata la rassicurazione della compagnia, che ha assicurato che le loro centraline non hanno rilevato nessuna conseguenza sul piano ambientale.

Di tutt’altro avviso i tecnici dell’Arpab e dell’Osservatorio ambientale della Val d’Agri che hanno parlato di un evento di portata “notevole” e di «un fenomeno di indubbia e rara intensità». In più hanno aggiunto che «sono stati rilevati, a partire dal giorno dell’evento, incrementi di concentrazione di H2S (acido solfidrico), etilbenzene, m, p ed o-xileni correlabili all’evento in oggetto».

In passato era successo anche che alcuni operai impiegati in uno stabilimento vicino al Centro oli denunciassero malori riconducibili alle sue emissioni, ma la mancanza di centraline funzionanti aveva impedito di chiarire quanto realmente accaduto.

I CONTROLLI

Sulla base delle prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale all’impianto della compagnia di San Donato,  concessa dalla Regione nei primi mesi del 2011, al suo interno vengono monitorati in continuo «i volumi di gas diretti alle torce» e «tutte le emissioni di processo ai camini». Quanto agli «eventuali superamenti dei limiti emissivi imposti» spetta ad Eni autodenunciarsi comunicandoli «entro 8 ore dall’evento a Comune di Viggiano, Provincia di Potenza e Arpab». Poi c’è un sistema di monitoraggio ambientale «condiviso con gli Enti di controllo (Arpab e Regione Basilicata)» che è composto da altre 6 centraline “esterne” per ulteriori verifiche sulla qualità dell’aria: 5 dell’Arpab («di cui 4 realizzate da Eni e cedute all’Agenzia»), e una dell’Eni (fonte: relazione di Eni alla Commissione ambiente della Camera durante la visita a Viggiano del 7 ottobre 2013).

INDAGINI INFORMATICHE

Ieri assieme ai militari era presente anche un nuovo consulente incaricato dal procuratore facente funzioni Laura Triassi e dal sostituto Francesco Basentini. In materia di prove informatiche, infatti, occorrono cautele molto particolari perché restino valide in Tribunale. In casi come questo si tratta di fotografare l’esistente senza avviare nessun processo oltre a quelli di background per scongiurare il rischio di modifiche involontarie.

Quanto al primo filone dell’inchiesta, invece, c’è ancora attesa per i risultati delle analisi sui campioni prelevati dai reflui in partenza da Viggiano per Tecnoparco. Tra i quesiti sottoposti all’ingegnere Alfredo Pini e al team di esperti dell’Arta Abruzzo (Giovanni Damiani, Giuliana Trulli e Fabrizio Stecca) spicca la verifica della tipologia di rifiuti prodotti dall’impianto e del codice corrispondente del catalogo europeo, da cui dipende il tipo di trattamento previsto dalla legge prima dello smaltimento finale. Ma anche conformità degli stessi con quelli previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale, che ne ha stabilito in maniera precisa le qualità e le quantità consentite.  

l.amato@luedi.it

 

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