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A sentire il soprintendente dei Beni archeologici della Basilicata Antonio De Siena, il ministro Bray è molto preoccupato.  E assicura che  il responsabile della Cultura “è quotidianamente in contatto con noi, chiede informazioni su come stanno andando i lavori e a che punto siamo” . Poi, però, alla giornalista Francesca Avena che lo interpella per il blog Basiliconvalley, aggiunge: “Le decisioni del ministro al riguardo non le conosciamo”. Il blog se la prende scherzosamente col ministro  giocando sulla somiglianza tra Bray e il protagonista di La Tata, popolare telefilm degli anni 90 : “Il ministro Bray continua a non rispondere in maniera adeguata alle richieste di intervento nell’area archeologica di Metaponto. Però gli vogliamo bene lo stesso. Sappiamo quanto sia difficile passare dall’essere il Signor Sheffield all’essere un ministro del governo Letta. Ciò detto, caro Bray, vid c’ t muov”

Da dieci giorni, infatti, – tanti ne sono passati dall’alluvione  – Bray risulta irreperibile per il nostro giornale. Eppure, nell’appello rivoltogli dal Quotidiano, quel che si chiede è il minimo dovuto da parte di chi governa un settore come quello dei Beni culturali nel nostro Paese: quello di dare un segno forte e visibile dello Stato. Un segno il cui significato non dovrebbe sfuggire all’uomo del Governo: la Basilicata è una regione che ha gli stessi diritti del resto d’Italia e i suoi abitanti pretendono il rispetto che si deve a tutti i cittadini di questo Paese.

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