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TANTI talenti in un talento tutto lucano.

Questo è Franco Zaccagnino, docente d’arte, sessantunenne di Sant’Ilario, straordinario borgo incastonato tra Filiano e Atella. Zaccagnino è scrittore, poeta, musicista, pittore, disegnatore, ma soprattutto è scultore, con una capacità di dare vita alle cose, che raramente trova espressioni di così alto livello.

La sua materia preferita, la canna, sempre più ha conquistato spazio, tempo, anima dello scultore, che in un percorso artistico lungo quarant’anni, ha imparato a usare e lasciarsi usare da un “tubo” di legno.

Un percorso cominciato quasi per gioco con rappresentazioni di pistole d’epoca, proseguito sezionando la canna, servendosene come piccoli pezzi che, assemblati, danno vita a figure umane, che si trasformano in tessere di un mosaico, o ancora colori di una tavolozza, per quadri e bassorilievi.

L’evoluzione artistica di Zaccagnino lo conduce a rispettare sempre di più quel pezzo di natura che attraversa la sua vita, la sua identità, fino a costituirne idealmente la colonna vertebrale, ma anche la colonna sonora, il leitmotiv che, proprio come una costante, lo accompagna e lo guida in un’esperienza olistica che abbraccia tutto il suo essere.

E così i bassorilievi diventano altorilievi su pannelli neri, puntellati di gocce di colle, smalti, resine che, con un sobrio caleidoscopio di colori, proiettano l’osservatore in una dimensione che diventa pian piano atemporale. Una atemporalità, una spazialità che conquista ulteriore volume, moltiplicando i piani sui quali le immagini i personaggi prendono vita.

Ancora uno step per Franco Zaccagnino, meglio uno step per le sue opere, che sempre di più si rendono autonome rispetto al suo realizzatore, secondo una lettura che ne fa lo stesso scultore nato a Lagopesole: gli altorilievi si trasformano in sculture a tutto tondo, con “una vita propria, una reale autonomia” che le porta ancora più in là, e siamo agli ultimi lavori, sculture che acquisiscono la mobilità e che in alcuni particolari, quindi, possono cambiare posizione e con i quali l’artista spesso si ritrova a dialogare.

In un caso, addirittura, Zaccagnino riserva la visione di una sua opera, la “Monnalisa arudiana”, esclusivamente all’interno di una rappresentazione artistica che si avvale anche di una performance poetico-teatrale, che lo vede collaborare con la figlia, attrice, con la quale condivide parte della sua passione artistica.

 E l’approdo di oggi è la donna e i suoi mille volti, anche quelli nascosti dal burqa.

Ma Zaccagnino è anche altro, molto altro: espone dentro e fuori i confini nazionali e anche oltreoceano.

Le sue opere, per realizzare le quali servono giorni e in alcuni anche mesi, sono ammirate e apprezzate da estimatori di ogni dove, con quotazioni che vanno da 500 a 5.000 euro.

È innamorato di Sant’Ilario al punto di promuoverne l’immagine, la cultura, la storia anche attraverso manifestazioni e iniziative che coinvolgono diversi ambiti, in primis quello scolastico, a lui più vicino. E così, il secondo sabato di maggio organizza una kermesse, la “Festa dell’aquilone”, con i ragazzi degli istituti scolastici del rionerese, che personificano le “Carte da gioco regionali”, volute e realizzate dallo stesso Zaccagnino.

Prima idea del genere, con 16 opere originali, che è stata mutuata anche in altre regioni.

Su quelle carte re, cavalieri e dame tutti legati alla storia del territorio: da Federico Barbarossa ai briganti, che a Sant’Ilario si stabilirono, dalla corte Sveva alle dame di corte.

Ultimo lavoro dell’artista è la realizzazione di un museo, che sta ultimando proprio all’ingresso di Sant’Ilario, il luogo dove lo scultore è stato “portato dal nibbio, mentre la cicogna mi aveva lasciato a Lagopesole” e dove ai lucani e ai non lucani sarà offerta l’occasione di innamorarsi delle sue canne e dell’arte arundiana. 

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