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UNA PENNA, un organizer con delle pagine strappate, una festa, una storia d’amore finita da tempo, tabulati telefonici che smentirebbero testimonianze, sms, una diretta televisiva.

Sono solo alcuni dei contorni dell’ennesimo giallo in terra di Basilicata. Un noir ancora tutto da chiarire quello della morte di Anna Esposito. Ci stanno provando i magistrati di Potenza che a distanza di 13 anni hanno riaperto il caso iscrivendo nel registro degli indagati l’ex compagno della dirigente della Digos, il giornalista Luigi Di Lauro. L’uomo verrà sentito mercoledì pomeriggio e dovrà dipanare ogni dubbio sui suoi spostamenti la sera dell’undici marzo 2001. Proprio quella sera infatti, in un orario tra le 21 e le 23, Anna Esposito troverà la morte. La modalità, a questo punto, è tutta da chiarire. Molti, infatti, sono i dubbi che a distanza di 13 anni fanno propendere verso l’omicidio piuttosto sul suicidio come venne ipotizzato nella prima indagine.  Di Lauro, è bene ribadirlo, ha un alibi e cioè ha testimoni e circostanze che proverebbero che in quelle ore non poteva essere sul luogo del delitto. Di certo almeno fino alle 20 di quella sera era a Matera.

Lo ha detto il suo avvocato ma è testimoniato da una diretta che il giornalista tenne quella sera. A Potenza arrivò intorno alle 21.30. Fin qui pare che, anche per i magistrati, non ci siano dubbi. E’ sui suoi spostamenti successivi che vogliono vederci chiaro. Agli inquirenti che indagarono nel 2001, Di Lauro, dice di essere passato dalla sede Rai prima di rincasare. «Sono tornato a Potenza più o meno alle 21.15/21.30. – racconta agli investigatori – Dopo essere passato per il posto di lavoro, sono tornato a casa e ho provato a contattare Anna sul cellulare di servizio e su quello personale che risultavano accesi ma non ho avuto risposta. Perciò gli ho mandato messaggi pensando che mi avrebbe telefonato». A reggere l’alibi del giornalista c’è la mamma: «è rincasato verso le 22, non è uscito di casa fin dopo la mezzanotte». Un alibi, dunque che confermerebbe l’estraneità del giornalista. Ma è da alcune risultanze investigative e da altre testimonianze che il suo alibi potrebbe vacillare. Da chiarire, infatti, l’effettivo orario del suo passaggio nella sede della Rai e soprattutto dovrà spiegare – anche se lo ha già fatto l’avvocato, dalle colonne del nostro giornale – come mai il suo telefonino fu agganciato in diversi punti della città nelle ore che lui e la mamma hanno dichiarato che si trovava a casa. Pinto che difende Di Lauro è tranquillo e sicuro che il suo assistito spiegherà con dovizia di particolari i suoi spostamenti la sera dell’undici marzo 2001, dimostrando una volta per tutte la sua estraneità alla vicenda. Una vicenda, ricordiamolo, archiviata molto velocemente anche se fu aperta un’indagine per istigazione al suicidio. Elementi come quello della penna trovata vicino al corpo senza vita di Anna Esposito e del diario strappato, ancora non hanno una spiegazione plausibile. Intanto nella giornata di ieri «l’Associazione della Stampa della Basilicata esprime vicinanza al collega Luigi Di Lauro, già presidente dell’Assostampa, indagato nell’ambito dell’inchiesta sulla tragica morte del dirigente della Digos di Potenza Anna Esposito, avvenuta nel marzo 2001».

«Confidando pienamente – continua il comunicato stampa – nell’operato della magistratura, questa Associazione auspica che le indagini vengano svolte nel modo più celere possibile, per poter stabilire la verità dei fatti, e per garantire il rispetto e la tutela di tutte le persone coinvolte in questa vicenda, e dei loro familiari».

Non resta ora che attendere mercoledì prossimo quando si scriverà un capitolo importante dell’ennesimo mistero targato Basilicata.

g.rosa@luedi.it

 

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