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REGGIO CALABRIA – Un latitante ritenuto vicino alla ‘ndrangheta è stato arrestato dai carabinieri a Vimercate (Monza e Brianza), dove aveva trovato rifugio. Si tratta di Gino Giovanni Daponte, di 51 anni, colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Lamezia Terme al termine di un’indagine riguardante un gruppo criminale di stampo ‘ndranghetista dedito allo spaccio di droga. 

I carabinieri lo hanno individuato e poi pedinato per giorni, fino a riuscire a individuare il suo nascondiglio, dal quale sembra stesse organizzando una fuga all’estero. Daponte era sfuggito alla cattura nel blitz antidroga del 5 novembre scorso e, dopo pochi giorni, aveva presentato ricorso al tribunale della libertà di Catanzaro contro l’ordinanza di custodia cauterlare in carcere emessa nei suoi confronti del gip di Lamezia Carlo Fontanazza. Gino Giovanni Daponte, 51 anni, si infatti è resto “uccel di bosco” dall’alba del 5 novembre scorso. La squadra investigativa del commissariato di Lamezia era andato ad arrestarlo ma lui non si è fatto trovare sia a Rosarno – dove risiede – che a Lamezia, sua città di origine e dove gli investigatori sono convinti che lui ci mettesse piede spesso, soprattutto per raccogliere il denaro della droga che avrebbe fornito ai cugini Pasquale Buffone e Antonio Pagliuso i quali – secondo quanto risulta dalle indagini – sarebbero stati diretti collaboratori del ricercato Daponte. Quest’ultimo, secondo le accuse, procacciava la cocaina ma anche la marijuana che, successivamente, tramite “pusher” non meglio identificati, faceva arrivare sul territorio di Lamezia (Sambiase) in particolare a Buffone e Pagliuso, finiti agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione Strike insieme a Salvatore Pulice e Alessandro Tutino, mentre per altri tre giovani è stato disposto l’obbligo di dimora. 
Daponte quindi è l’unico degli otto indagati contro il quale il gip Fontanazza ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Daponte infatti è ritenuto il “dominus” dell’inchiesta anche e soprattutto per lo «spessore criminale di rilievo». Nel corso delle indagini, è emerso che Daponte faceva squilli di intesa sui telefonini dei suoi “collaboratori” quando arrivava a Lamezia per raccogliere il denaro della droga nel frattempo venduta a Sambiase soprattutto da Pagliuso e Buffone, entrambi ritenuti «veri e propri punti di riferimento» per assuntori di cocaina e marijuana e piccoli spacciatori locali. Tutti finiti nella rete della squadra investigativa del commissariato di Lamezia grazie alle numerose intercettazioni ambientali e telefoniche eseguite dagli investigatori del commissariato di Lamezia che ha svolto le indagini alla fine sfociate nell’operazione “Strike”. Tutti elementi che emergono dall’ordinanza firmata dal gip, mentre dalla richiesta di applicazione delle misure cautelari firmata dal pm Rossana Esposito emergono i numerosi contatti telefonici e colloqui nelle auto fra gli indagati. Altro elemento emerso nell’attività investigati sono i numerosi squilli che il Daponte faceva sul telefonino di Buffone. Diversi sms infatti sono stati intercettati dagli investigtori fra Daponte e Pagliuso fra dicembre 2012, gennaio e febbraio del 2013. Tra questi, un sms dell’1 dicembre 2012 quando Daponte invia il messaggio all’utenza di Pagliuso: «Non faccio in tempo ad arrivare x le sette passo alle otto meno un quarto. Altro messaggio il 28 dicembre 2012: «Ciao a che ora possiamo vederci».
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