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POTENZA – Tormentone articolo 38 e potere decisionale sulle estrazioni e concessioni dei permessi per fare ricerca. La questione ha infiammato per mesi, dalla fine dell’estate scorsa, l’opinione pubblica di Basilicata e la politica. Fino alle manifestazioni di piazza (quella più dura il 4 dicembre in concomitanza con la riunione del Consiglio regionale) e alla trattativa Regione – Stato e al braccio di ferro nelle commissioni e in Parlamento con i deputati e senatori lucani sugli scudi insieme al presidente della Regione.
Uno dei più attivi sullo “Sblocca Italia” fu il deputato lucano di Forza Italia, Cosimo Latronico che ieri lancia di nuovo l’allarme: «Come era prevedibile in materia energetica il governo Renzi conferma la scelta verticistica che cancella nella sostanza le competenze delle Regioni». Latronico spiega: «E’ quello che appare di tutta evidenza dalle lettura del decreto ministeriale del 25 marzo 2015 che attua le previsioni dell’articolo 38 dello “Sblocca Italia”». Il deputato forzista Latronico che è anche componente della Commissione Bilancio della Camera rilancia: «In sostanza se non ci sarà l’intesa tra Stato e Regioni in materia di rilascio di titoli concessori unici si darà corso ad un procedimento sostitutivo che può travalicare le posizioni delle Regioni. Uguale sostituzione delle competenze regionali si realizza con la previsione del comma 3 dell’articolo 7 del decreto richiamato, laddove si prevede che l’ufficio minerario (Unmig) potrà autorizzare le attività finalizzate a migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazione di idrocarburi ,compresa la perforazione, la reiniezione di acque di strato, se effettuate a partire da opere esistenti e nell’ambito dei limiti di produzione dei programmi già approvati».
In sintesi avverte il deputato lucano di opposizione, «si potranno dunque aumentare le capacità produttive degli impianti esistenti senza altri atti autorizzatori da parte delle autorità locali, Regione compresa».
Il rischio quindi, secondo Cosimo Latronico è che in Basilicata si possano superare i 154 mila baruili di greggio estratto quotidianamento. Limite che è sempre stato definito come invalicabile. Latronico quindi conclude: «Il decreto attuativo è solo la conferma dell’impianto centralistico che il governo Renzi ha voluto costituire in materia energetica travalicando le competenze delle Regioni e delle autorità locali. Chi aveva continuato a raccontare la centralità della Regione sia in materia di rilascio di autorizzazioni minerarie che in materia di limiti quantitativi degli impianti esistenti se ne deve fare una ragione».

sal.san.

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