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AVEVANO denunciato i continui ritardi «ingiustificati» appena due mesi fa. La cosiddetta fase uno – quella del corso di base all’Apofil (lezioni in aula di unione europea, mercato del lavoro, sicurezza sul lavoro, informatica e inglese) – era in corso d’opera e il catalogo delle aziende formatrici non era ancora pronto.
A tutt’oggi, a completamento della prima fase, gli assegnatari di “Un ponte per l’occupazione” – il progetto indetto dalla Regione Basilicata per far fronte alla grave crisi occupazionale che spinge migliaia di giovani lucani a lasciare il territorio – non sono a conoscenza delle aziende presso le quali effettuare il tirocinio formativo.
L’avviso pubblico per la «costituzione del catalogo dei percorsi formativi settoriali e specialistici» è stato pubblicato soltanto tre giorni fa. Come se non bastasse, il tirocinio effettivo in azienda partirà soltanto a marzo. Fino ad allora, fatta eccezione per le 82 ore di orientamento, i borsisti non possono far altro che attendere. Tenendo conto che la prima fase si concluderà intorno agli inizi di ottobre, rimangono 5 mesi di inattività. Assoluta. Perché uno dei requisiti necessari per essere ammessi al progetto è lo stato di disoccupazione: ciò significa che per 5 lunghi mesi i partecipanti non potranno impiegare il loro tempo in nulla di regolare e redditizio. Sconcertati, molti di loro hanno preso in considerazione la possibilità di rinunciare alla borsa prima della scadenza. Qualcuno già l’ha fatto. Come una ragazza che ha preferito garantirsi un master di alta formazione fuori regione, ovviamente. Altri ancora hanno lasciato perdere molto prima. Il motivo? Basti ricordare i tempi impiegati dall’approvazione del bando all’avvio del progetto. È il 31 dicembre 2010 quando viene approvata la graduatoria. Qualche giorno dopo, ai primi di gennaio, ai vincitori del bando arriva comunicazione tramite posta raccomandata. Il colloquio d’orientamento viene prefissato a fine febbraio. I contratti vengono firmati, però, solo un mese dopo e con inizio dell’attività il 16 maggio 2011.
Così, anche se la qualità della formazione durante questa prima fase è salita di livello – tra le lamentale dei corsisti c’è stata, infatti, quella riguardante «l’inadeguatezza» della didattica e di alcuni docenti – il ponte per l’occupazione continua a fare acqua da tutte le parti. Dopo l’articolo pubblicato da Il Quotidiano della Basilicata lo scorso 20 luglio, la Regione Basilicata ha provato ad addrizzare un po’ il tiro. Almeno questa è stata la sensazione dei corsisti. Qualche giorno a seguire, infatti, per la prima volta dall’inizio del corso è stato somministrato loro un test di gradimento. Successiva all’articolo è, inoltre, la convocazione di un gruppo alla volta per discutere di eventuali problemi. Solo apparenza. I problemi persistono, soprattutto quelli organizzativi. Ne è esempio la sospensione del progetto per 5 mesi ma anche la mancata percezione del compenso relativo al primo trimestre. «Abbiamo consegnato la modulistica il 26 agosto ma ancora niente. Non è stata indicata nemmeno una scadenza, peraltro».
«Inutile». È questo, per concludere, l’aggettivo che i borsisti affiancano a un progetto più volte definito dal governo regionale, dall’assessore alla formazione Rosa Mastrosimone (in foto) al presidente delle Regione Vito De Filippo, un’opportunità. «Un’opportunità a capire definitivamente le condizioni della regione in cui viviamo – commentano alcuni borsisti – povera e in crisi. Un ponte per l’occupazione serve sì a trovare un’occupazione, ma non certo a noi, quanto piuttosto a quanti a questo progetto c’hanno lavorato, dalla società a cui è affidata l’organizzazione ai docenti impiegati per la formazione».

Anna Martino

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