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E’, ANCORA una volta, quello relativo all’occupazione il dato più negativo che emerge dal rapporto di Unioncamere. Nel terzo trimestre dell’anno, è stato registrato un calo pari al 3,5 per cento. Rafforzando il trend negativo già registrato nella prima parte dell’anno. Unioncamere parla di “profondo rosso”: fino a ora i posti andati in fumo nel 2013 sono stati 5 mila. Con un decremento del 2,6 per cento. Ma, soprattutto, aumenta il numero di coloro che vengono  definiti “scoraggiati”. Ovvero gli inattivi in età lavorativa (aumentati di oltre 4 mila unità), che non cercano attivamente un lavoro, pur essendo disponibili ad occuparsi.

«Ciò – conclude Unioncamere – ha contribuito a far scendere ancora il numero di disoccupati “ufficiali”, diminuito del 5,1 per cento, in contro tendenza rispetto al resto del Paese, dove gran parte della perdita di posti di lavoro si è “tradotta” in disoccupazione aggiuntiva». L’emorragia maggiore di posti di lavoro si registra nel comparto dell’industria. Con un calo dell’11,8 per cento  nel manifatturiero e il 7,6% nelle costruzioni (in termini assoluti, le perdite cumulate dall’inizio del 2013 hanno sfiorato le 6 mila unità). Va molte male anche in agricoltura, dove in tutto i  posti di lavoro persi sono stati 3.700. Unico segnale positivo per il settore dei servizi, nel quale l’occupazione cresce del 2 per cento. Fatta eccezione, invece, per il commercio, dove registra una lieve flessione dello 0,4 per cento.

La diminuizione della disoccupazione “ufficiale” potrebbe apparire come una contraddizione. Ma Unioncamere spiega: aumenta notevolmente, invece, quella “nascosta” che, nel corso del III trimestre, ha messo a segno un incremento del 6,6 per cento, pari ad oltre 3 mila unità in più 2.

Se si considera anche questa componente, il tasso di disoccupazione raggiunge il 30,7 per cento, oltre un punto in più rispetto al valore registrato nello stesso periodo del 2012. Mentre a livello nazionale l’indice si attesta invece al 21,5 per cento, mentre sale al 36,5 cento nel Mezzogiorno.

Ammortizzatori sociali

A voler guardare il dato oggettivo, il risultato potrebbe apparire positivo: le ore di cassa integrazione guadagni nei primi nove mesi del 2013 si sono ridotte del 42,7 per cento. Ma, avverte Unioncamere, questo non vuol dire che la situazione di crisi aziendale sia rientrata. Anzi. Il calo potrebbe essere ascrivibile, in molti casi, al passaggio alla mobilità o alla difficoltà del rinnovo delle autorizzazioni dovuta alla scarsità di risorse pubbliche. 

Le riduzioni più significative riguardano le imprese del settore dei mezzi di trasporto, oltre a quelle del legno e del mobile e della chimica e della plastica. Mentre, in controtedenza, fanno registrare ancora un incremento al ricorso alla cassa integrazione il comparto auto (più 21,4 per cento) e nel settore dei minerari non metalliferi. Si riduce, invece, il ricorso alla cig del settore costruzioni.

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