X
<
>

Condividi:
5 minuti per la lettura

Le film commission nascono in Italia con il preciso compito di unire cinema e turismo. Oggi sono presenti più di trenta film commission sul territorio nazionale, di cui, però, solo alcune sono realmente attive. Considerando soltanto quelle che realmente operano sul territorio, possiamo ricondurre la loro natura giuridica a tre tipologie: fondazioni no-profit di cui il socio principale è la regione (Lombardia Film Commission, Torino Piemonte Film Commission, Apulia Film Commission), ufficio interno al soggetto pubblico regionale e direttamente dipendente dagli assessorati alla cultura e al turismo (Emilia Romagna Film Commission, Marche Film Commission) o dipartimento interno alle Mediateche Regionali (Toscana Film Commission, Sicilia Film Commission), associazione culturale senza scopo di lucro (Friuli Venezia Giulia Film Commission, Sicilia Film Commission) e agenzia regionale (Umbria Film Commission). Per quanto riguarda i compiti, le film commission puntano da una parte ad attrarre le produzioni sul proprio territorio e dall’altra a capitalizzare la loro presenza in termini economici e turistici. In questo senso un primo compito è legato all’attività di scouting e di promozione del territorio presso le produzioni. Le film commission si attivano attraverso la produzione di materiale cartaceo e digitale, guide e brevi video, l’invio di newsletter così da mettere in luce il potenziale della propria regione. Periodicamente organizzano fam tour: vengono invitati registi, sceneggiatori e produttori a compiere un piccolo itinerario guidato all’interno della dimensione culturale e paesaggistica per stimolarli allo sviluppo di storie legate al territorio. Durante la fase di pre-produzione, la film commission segue la procedura di scelta delle location, mettendo a disposizione del regista e del produttore un location manager con il compito di interpretare al meglio quelle che sono le loro esigenze artistiche ed economiche. Un altro compito importante riguarda la semplificazione delle pratiche burocratiche. La film commission si fa carico del disbrigo di tutte quelle pratiche per il rilascio di permessi e autorizzazioni, consentendo alle produzioni un risparmio di tempo e denaro. A ciò si può aggiungere anche la stipula di convenzioni con strutture alberghiere e ristoranti in modo da offrire prezzi competitivi durante la permanenza della troupe. Alcune film commission prevedono anche l’erogazione di un finanziamento per la realizzazione del film in cambio di alcuni vantaggi in termini di visibilità del territorio. Oltre all’attività di assistenza alle produzioni, le film commission si occupano anche della formazione di risorse umane in ambito cinematografico. Nel panorama italiano vi sono anche realtà molto attive che costituiscono dei veri casi di successo. In questo senso è paradigmatico il caso della Torino Piemonte Film Commission. Nata nel 2000 come fondazione no-profit voluta e finanziata dalla Regione e dalla città di Torino, nel primo decennio di attività ha collaborato alla realizzazione di circa 500 produzioni tra film, documentari, cortometraggi e fiction. Oltre ai tradizionali servizi offerti, la film commission piemontese si distingue per un ricco database con 8000 immagini di location, informazioni su tutti i film realizzati e l’elenco dei professionisti del cinema. Attraverso uno strategico piano operativo che assiste le produzioni durante tutto l’arco produttivo e l’uso di location manager in grado di consigliare registi e produttori sui luoghi in cui girare, ha avviato un percorso di creazione di una nuova immagine del territorio e, in particolare, della città di Torino. Periodicamente vengono organizzati workshop e tirocini per la formazione di professionisti specializzati e vengono finanziati i progetti di documentario dei registi alle prime esperienze. Nel 2007, infatti, è nato il Piemonte Doc Film Fund, un fondo destinato al sostegno di documentari realizzati da autori e società piemontesi. C’è, infine, da rilevare la costruzione nel 2008 di un cineporto di 9.400 metri quadrati di superficie, con sala costumi, scenografie, sala visione giornalieri, casting, in grado di ospitare sino a 5 produzioni contemporaneamente. Un’altra commission che ha ottenuto buoni risultati in rapporto alla sua recente fondazione è l’Apulia Film Commission. Nata nel 2007 come fondazione, nel suo primo anno di vita ha subito dato impulso ad alcune iniziative importanti: la costruzione di due cineporti, la realizzazione di workshop, la costituzione di un film fund. Completati nel 2009, uno con sede a Bari e l’altro a Lecce, i cineporti offrono alle produzioni una serie di strutture e di servizi (uffici di produzione, scenografia, magazzini, sale trucco/parrucco, sala casting, guardaroba, sala proiezione/multimedia), permettendo un prolungamento della loro permanenza sul territorio. Sono stati, poi, investiti 1 milione e 700 mila euro per l’organizzazione di “Apulia Audiovisual Workshop-Puglia Experience” (workshop formativo internazionale rivolto a giovani sceneggiatori europei) e di “Progetto Memoria” (per la produzione di documentari sulla storia del Novecento pugliese interamente finanziati dalla film commission). Infine è stato istituito un fondo di finanziamento per le produzioni, l’Apulia Film Fund, che prevede l’erogazione di contributi diretti a sostenere, a fondo perduto, i costi di preparazione, produzione e postproduzione di opere audiovisive girate in tutto o in parte in Puglia.

IL CINEMA IN BASILICATA
A partire dal secondo dopoguerra, in Basilicata sono stati girati più di quaranta lungometraggi rispondenti ai generi cinematografici più disparati, dal realismo all’horror, dal melodramma alla commedia. La scelta delle produzioni si è concentrata soprattutto su Matera, vera città lucana del cinema grazie alla presenza dei Sassi, diventando molte volte parte di un racconto più complesso mentre, in alcuni casi, scelta come unica location. Si passa così da brevi apparizioni all’interno di commedie come “Anni Ruggenti” di Luigi Zampa o “Made in Italy” di Nanni Loy, di opere storiche come “Allonsanfan” dei fratelli Taviani, per arrivare a film come “Il Rabdomante” in cui la cittadina fa da sfondo all’intera vicenda oppure alle rappresentazioni di argomento religioso come “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini e le recenti “The Passion”di Mel Gibson e “The Nativity Story” di Hardwikie. Una certa visibilità, soprattutto a partire dagli anni ‘60, è stata destinata anche a località come Maratea dove vengono girate alcuni scene di “La Vedovella” di Siani e “A Porte Chiuse” di Dino Risi, a Craco che, grazie alla sua suggestiva atmosfera di paese abbandonato, ha consentito al regista Francesco Rosi di rappresentare la Basilicata degli anni ‘30 di “Cristo si è fermato a Eboli”; Irsina, poi, fa da sfondo alle vicende del film “Del Perduto Amore” di Michele Placido, mentre il vulture melfese è ritratto mirabilmente da Gabriele Salvatores nel suo “Io non ho Paura”.

287176<< Torna all'elenco Angela Pepe

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE