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di LUCIA SERINO

A furia di gridare che è tutta colpa della manovra qualcuno ci crederà. Mai la crisi fu più provvida di inganni. Il governatore De Filippo, alla conferenza delle regioni, ha affermato che cavalcando l’antipolitica i berluscones fanno passare come tagli ai privilegi della casta quelle che in realtà sono feroci sforbiciate alle risorse degli enti locali. E insieme ai suoi colleghi ha restituito la delega ai trasporti.
Il sindaco di Potenza stoppa sul nascere qualunque rivendicazione sui servizi scolastici perché «non ci sono soldi». L’onda lunga della contrazione economica locale fa passare parole d’ordine, spegne le attese, disillude chi spera. Quale migliore condizione per tacitare i questuanti?
Se è vero che la manovra conserva privilegi e svaligia le casse di comuni e regioni è però vero anche il contrario, è vero cioè che la crisi diventa agevole strumento per legittimare omissioni e responsabilità di chi ci amministra. In una parola: ci marciano.
Chi non ha finora brillato per efficienza ed operosità negli anni passati non avrebbe retto il passo oggi anche se l’Italia fosse stata la nuova Cina. Abbiamo fatto un gioco, che poi tanto gioco non è: abbiamo ripreso gli archivi degli ultimi anni del nostro giornale, abbiamo cercato cosa succedeva l’anno scorso di questi tempi, e poi due anni fa, tre e così via all’indietro, abbiamo trovato le stesse parole della politica, gli stessi impulsi, talvolta gli stessi titoli: o noi copiamo o loro dicono sempre le stesse cose. Qual è secondo voi la risposta giusta?

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