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CATANZARO – Proteste e polemiche, blocchi stradali e scioperi della fame, barricate e mediazioni politiche. Nulla, però, sembra interrompere il percorso di riforma della giustizia, con il conseguente taglio dei tribunali che in Calabria incide non poco sul “vecchio” sistema. Ed a spegnere ogni velleità ci ha pensato oggi il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, che ha chiuso ogni spazio intervenendo nell’aula del Senato a due giorni dall’avvio della riforma. “La macchina organizzativa è avviata da tempo, uffici e lavoratori sono stati trasferiti, le nuove piante organiche sono state varate”, quindi la revisione della geografia giudiziaria “deve andare avanti”. 

Polemica chiusa, dunque. La riforma è fatta e non si torna indietro. Al massimo si sta procedendo con piccoli aggiustamenti, come il caso di Rossano. Dove il tribunale non chiuderà subito, ma fra due anni. Il massimo del risultato ottenuto dopo vere e proprie sommosse e una infinità di dichiarazioni politiche di ogni parte, fino al blocco stradale che ha portato migliaia di persone in piazza (LEGGI L’ARTICOLO). Si va avanti, dunque, provocando nuove reazioni. Come a Cinquefrondi, dove il sindaco Marco Cascarano ha avviato uno sciopero della fame per protestare contro la chiusura della sezione distaccata del Tribunale di Palmi che ha sede proprio nella città del reggino. E per uno sciopero della fame che inizia, un altro è stato sospeso. A Rossano, infatti, cuore pulsante delle proteste, dopo dieci giorni è stata conclusa la protesta estrema attuata dall’avvocato Mauro Mitidieri e da Flavio Stasi, rappresentante del movimento ”Terra e popolo”, attuato contro la decisione di accorpare il Tribunale a quello di Castrovillari. 
Due fronti “caldi” nel panorama della riforma, nata sotto la sponsorizzazione della “spending review” I tagli vanno fatti, dunque, a qualunque costo e rispetto a qualunque protesta. Lo ha detto chiaramente il ministro Cancellieri sottolinenando come la riforma “fa venir meno circa il 47% degli uffici giudiziari dell’intero territorio nazionale”, con la soppressione di 30 tribunali e relative procure, 220 sezioni distaccate e di 667 uffici del giudice di pace. E proprio per questo “suscita, comprensibilmente, vive resistenze nei territori in cui incide”. Così, a Rossano resta in piedi l’assemblea degli avvocati che presidiano il tribunale, mentre giovedì lo stesso ministro della Giustizia incontrerà a Roma una rappresentanza del comitato degli avvocati ”Io non chiudo” e, successivamente, una delegazione di parlamentari calabrese. A Cinquefrondi la protesta è, invece, appena iniziata. Con il sindaco manifestano anche due consiglieri comunali, Michele Galimi, del Pd, e Michele Conia, di Rinascita per Cinquefrondi, e il consigliere provinciale di Rifondazione comunista Giuseppe Longo. Davanti alla sede distaccata del tribunale, scene molto simili a quelle di Rossano, con un gruppo di esponenti politici che si è anche incatenato per impedire il trasferimento di mobili e documenti. 
Sono gli effetti dei tagli, di un apparato pubblico in crisi che ha bisogno di essere rivisto e ridotto, così come sostengono i sostenitori della riforma, con buona pace della qualità dei servizi, secondo i contestatori. Anche a costo di provocare tensioni, come ha dovuto prenderne atto lo stesso ministro.
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