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Senza soldi nonsi regge un asilo
Le scuole paritarie in difficoltà: dallo Stato dimezzati i fondi, quelli comunali dopo un anno
«PARLIAMOCI chiaro: queste strutture sopravvivono perché chi ci lavora vuole che sopravvivano». Nadia Polo è un’insegnante della materna “Santa Maria della Speranza” di Bucaletto, una delle scuole paritarie della città capoluogo. Di paritarie in tutta la provincia ce ne sono  tante. Spesso sono le uniche strutture a garantire il funzionamento di un nido, di una scuola materna. Ma i tagli continui sia alle strutture pubbliche sia a quelle private, stanno creando serie preoccupazioni per il futuro. A tal punto che a Torino, nei giorni scorsi, si è registrata – come già era successo a Napoli – una manifestazione delle suore. In piazza, davanti al Municipio, hanno protestato esattamente come tanti lavoratori che temono di perdere il lavoro. Perché il rischio – come hanno detto gli insegnanti e i docenti aderenti alla Fism (Federazione delle scuole materne paritarie) – è proprio quello: perdere il posto di lavoro e far perdere ai bambini il loro posto tra i banchi. 
Perché se i fondi previsti tardano ad arrivare – e i ritardi possono essere anche di un anno – riuscire a garantire la quadra del cerchio è impossibile. Riuscire a pagare le spese del personale, per esempio. O i fornitori e le spese di manutenzione. 
«Quello che si verifica nel resto del Paese – dice infatti Nadia Polo – è un problema che abbiamo anche noi. Certo noi qui a Potenza abbiamo una buona convenzione con il Comune, anche se i pagamenti avvengono con molto ritardo. Noi quest’anno abbiamo ricevuto i soldi dell’anno precedente. E sono quasi venuti a mancare, invece, quelli statali: negli ultimi otto anni abbiamo avuto una riduzione quasi del 50%».
E non si dica che tanto tutte le paritarie si reggono con i soldi delle rette: «I genitori pagano una quota di partecipazione alle spese di gestione, alla luce al gas. E poi la mensa, come accade in tutte le scuole, siano esse statali o comunali. E i genitori pagano in base all’Isee». 
A Bucaletto ci sono 64 bambini a usufruire del servizio. Senza quella struttura verrebbe a mancare un appoggio essenziale alle famiglie di un rione già in gravi difficoltà. «A noi i ritardi qualche problema lo creano: siamo una cooperativa e non abbiamo una congregazione alle spalle. Quindi ci sono gli stipendi da pagare, alle insegnanti, a chi fa le pulizie, a chi si occupa della mensa».
Ed è proprio l’avere alle spalle una congregazione che fa la differenza. Perché, per esempio, laddove sono le suore a insegnare si possono risparmiare le spese per  una parte del personale, come conferma suor Tiziana, che dirige la scuola materna “Sacro Cuore” di viale Marconi a Potenza. 
«Da noi – dice – ci sono quattro suore senza stipendio. Però c’è una persona che lavora nella sezione primavera, un’altra insegnante nella classe di 4-5 anni, da quest’anno c’è una tirocinante. Poi ci sono le persone che lavorano per la mensa e nel pomeriggio c’è chi viene a fare le pulizie. Insomma le spese non ci mancano. Per fortuna lo stabile è nuovo, abbiamo fatto dei lavori di ristrutturazione quattro anni fa. Però la manutenzione va fatta. Per questo chiamiamo continuamente il Comune per sollecitare: i ritardi si fanno sentire e noi aspettiamo ancora il pagamento degli esoneri dello scorso anno».
Ma, per il momento, problemi allo svolgimento della didattica non ci sono: «anche perché qui i genitori pagano una retta di 40 euro mensili, più le attività che si decide di far svolgere ai bambini. Poi c’è la mensa, ma quella la pagano tutti in base al reddito. Noi abbiamo l’obbligo morale di accogliere anche i bambini meno abbienti. Loro non pagano nulla, nè la mensa, nè le attività o la retta. Si tratta di una decina di bambini che hanno l’esonero: per loro il Comune dovrebbe dare il contributo. Però ripeto: mentre i soldi del Provveditorato sono arrivati, quelli del Comune sono in ritardo. Però prima o poi arrivano, anche a fine anno, ma arrivano». Ed è proprio suor Tiziana a confermare che qui a Potenza, in fondo, le cose non vanno proprio male. E’ nei piccoli comuni che la situazione è più difficile, con Comuni che faticano a trovare i soldi anche per le esigenze minime. E se ci sono le suore un minimo di servizio lo si riesce a garantire, ma il problema è che gestire un asilo comporta spese vive quasi quotidiane. E i ritardi nei trasferimenti comportano problemi nei pagamenti.
Alla scuola materna “Emanuele Gianturco” di Avigliano, invece, sono in attesa del prossimo consiglio di amministrazione che dovrebbe riunirsi a breve. Solo in quella sede si potrà stabilire esattamente quali saranno le necessità. Ma una cosa la assicurano: il prossimo anno noi ci saremo certamente. Ci sono le iscrizioni di sessanta bambini suddivisi in due sezioni. Ci siamo da cento anni, del resto. Abbiamo festeggiato l’anniversario lo scorso anno». 
Antonella Giacummo

«PARLIAMOCI chiaro: queste strutture sopravvivono perché chi ci lavora vuole che sopravvivano». Nadia Polo è un’insegnante della materna “Santa Maria della Speranza” di Bucaletto, una delle scuole paritarie della città capoluogo. Di paritarie in tutta la provincia ce ne sono  tante. Spesso sono le uniche strutture a garantire il funzionamento di un nido, di una scuola materna. Ma i tagli continui sia alle strutture pubbliche sia a quelle private, stanno creando serie preoccupazioni per il futuro. A tal punto che a Torino, nei giorni scorsi, si è registrata – come già era successo a Napoli – una manifestazione delle suore. In piazza, davanti al Municipio, hanno protestato esattamente come tanti lavoratori che temono di perdere il lavoro. Perché il rischio – come hanno detto gli insegnanti e i docenti aderenti alla Fism (Federazione delle scuole materne paritarie) – è proprio quello: perdere il posto di lavoro e far perdere ai bambini il loro posto tra i banchi. Perché se i fondi previsti tardano ad arrivare – e i ritardi possono essere anche di un anno – riuscire a garantire la quadra del cerchio è impossibile. Riuscire a pagare le spese del personale, per esempio. O i fornitori e le spese di manutenzione. «Quello che si verifica nel resto del Paese – dice infatti Nadia Polo – è un problema che abbiamo anche noi. Certo noi qui a Potenza abbiamo una buona convenzione con il Comune, anche se i pagamenti avvengono con molto ritardo. Noi quest’anno abbiamo ricevuto i soldi dell’anno precedente. E sono quasi venuti a mancare, invece, quelli statali: negli ultimi otto anni abbiamo avuto una riduzione quasi del 50%».E non si dica che tanto tutte le paritarie si reggono con i soldi delle rette: «I genitori pagano una quota di partecipazione alle spese di gestione, alla luce al gas. E poi la mensa, come accade in tutte le scuole, siano esse statali o comunali. E i genitori pagano in base all’Isee». A Bucaletto ci sono 64 bambini a usufruire del servizio. Senza quella struttura verrebbe a mancare un appoggio essenziale alle famiglie di un rione già in gravi difficoltà. «A noi i ritardi qualche problema lo creano: siamo una cooperativa e non abbiamo una congregazione alle spalle. Quindi ci sono gli stipendi da pagare, alle insegnanti, a chi fa le pulizie, a chi si occupa della mensa».Ed è proprio l’avere alle spalle una congregazione che fa la differenza. Perché, per esempio, laddove sono le suore a insegnare si possono risparmiare le spese per  una parte del personale, come conferma suor Tiziana, che dirige la scuola materna “Sacro Cuore” di viale Marconi a Potenza. «Da noi – dice – ci sono quattro suore senza stipendio. Però c’è una persona che lavora nella sezione primavera, un’altra insegnante nella classe di 4-5 anni, da quest’anno c’è una tirocinante. Poi ci sono le persone che lavorano per la mensa e nel pomeriggio c’è chi viene a fare le pulizie. Insomma le spese non ci mancano. Per fortuna lo stabile è nuovo, abbiamo fatto dei lavori di ristrutturazione quattro anni fa. Però la manutenzione va fatta. Per questo chiamiamo continuamente il Comune per sollecitare: i ritardi si fanno sentire e noi aspettiamo ancora il pagamento degli esoneri dello scorso anno».Ma, per il momento, problemi allo svolgimento della didattica non ci sono: «anche perché qui i genitori pagano una retta di 40 euro mensili, più le attività che si decide di far svolgere ai bambini. Poi c’è la mensa, ma quella la pagano tutti in base al reddito. Noi abbiamo l’obbligo morale di accogliere anche i bambini meno abbienti. Loro non pagano nulla, nè la mensa, nè le attività o la retta. Si tratta di una decina di bambini che hanno l’esonero: per loro il Comune dovrebbe dare il contributo. Però ripeto: mentre i soldi del Provveditorato sono arrivati, quelli del Comune sono in ritardo. Però prima o poi arrivano, anche a fine anno, ma arrivano». Ed è proprio suor Tiziana a confermare che qui a Potenza, in fondo, le cose non vanno proprio male. E’ nei piccoli comuni che la situazione è più difficile, con Comuni che faticano a trovare i soldi anche per le esigenze minime. E se ci sono le suore un minimo di servizio lo si riesce a garantire, ma il problema è che gestire un asilo comporta spese vive quasi quotidiane. E i ritardi nei trasferimenti comportano problemi nei pagamenti.Alla scuola materna “Emanuele Gianturco” di Avigliano, invece, sono in attesa del prossimo consiglio di amministrazione che dovrebbe riunirsi a breve. Solo in quella sede si potrà stabilire esattamente quali saranno le necessità. Ma una cosa la assicurano: il prossimo anno noi ci saremo certamente. Ci sono le iscrizioni di sessanta bambini suddivisi in due sezioni. Ci siamo da cento anni, del resto. Abbiamo festeggiato l’anniversario lo scorso anno». 

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